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giovedì 24 luglio 2014

Morire ascoltando Alessandra Amoroso

Cammina per le case di Via Città di Palermo, osserva i giardini e i portoni, si avvicina a una finestra sorridendo, guarda dentro. I mobili, i tappeti, i vasi in cerca di ricordi che non le appartengono. I girasoli dei suoi leggins sono deformati dalle curve pronunciate. Le cuffie alle orecchie e gli occhi lucidi. La felpa le stringe la pancia e i polsi, si guarda attorno. Osserva le case le macchine gli alberi. Forse sta cercando qualcuno. Le labbra sottili si muovono e con un filo di voce le esce una parola stridula della canzone che sta ascoltando. Il cielo si fa scuro, le nuvole di carbone si sovrappongono. 
Una pioggia lieve scende sulla capigliatura a coda di cavallo. La pioggia aumenta e lei lì a camminare, alza le mani in alto e lascia scivolare la pioggia sulla faccia grassa; forse impreca. Grandina. Le palle di ghiaccio cadono sull’asfalto, lei sta lì, vuole sfidare madre natura perché non l’ha dotata di un corpo come quello che lei invidia nelle copertine di Vogue. Un blocco di grandine sta per cadere dal cielo ma lei sembra non accorgersene. La schiaccia. Il sangue si espande come un gelato sciolto. I girasoli diventano rose. Dal cranio sfracellato esce l’ipotalamo il cervelletto. Sparsi attorno si riescono a vedere il pancreas, un rene, un pettine di costole spezzate. Dalle cuffie si sente ancora:

Sta per grandinare
Ed io non so tremare
Stamattina cercavo qualcosa di te
E volavo lontano, immobile
Guarda quante case
Sono tutte storie da aggiungere

(Immobile – Alessandra Amoroso)

Giorgina D'Amato