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lunedì 31 marzo 2014

Il babbìo. Storia della stampa satirica a Palermo

1848
Quell’improvvisa libertà di stampa

«Signore, ho saputo in questo momento che qualcuno si è fatto lecito d’impedire la stampa e la pubblicazione di un giornale, “lo Staffile”. La prego che dia subito le più energiche disposizioni per fare rispettare la libertà della stampa, e la pubblicazione di detto giornale – Firmato: Il Ministro Mariano Stabile». Era il 22 aprile 1848, e il Ministro degli Affari Esteri e del Commercio mandava questa nota, scritta di suo pugno, al titolare del dicastero dell’Interno e della Sicurezza Interna. In calce allo stesso foglio si legge un altro appunto, vergato dal Ministro delle Finanze, Michele Amari: «Aggiungo i miei desideri a quelli che esprime a quest’aspetto il Sig. Ministro degli Affari Esteri». Dal canto suo, il Ministro dell’Interno, Pasquale Calvi, emanava questo pubblico “avviso”: «Essendo la stampa libera, liberissima e non essendovi finora leggi che ne abbiano in alcun modo sanzionata la più che ben menoma repressione; si previene il pubblico che a nessuno è lecito con vie di fatto, o in qualunque altro modo, impedire la stampa di tutto quello che ogni cittadino crederà conveniente di pubblicare» (riportato dallo stesso Staffile del 29 aprile).

sabato 29 marzo 2014

Nebbia

Non sono molto esperto, di nebbia. Nelle città del sud in cui abito non c’è quasi mai, di più nei paesini montani dell’entroterra, la mattina presto o la sera, quindi non ci sono abituato. Delle volte, quando le nuvole scendono a incappucciare la montagna, quella sembra nebbia, ma è una nebbia al contrario, che viene dall’alto. La nebbia vera sale dalla terra, è un fumo che si fa strada tra le zolle e sbuca fuori. L’ho vista l’altro giorno sulla pianura padana, tra Parma e Piacenza. È stata l‘unica cosa che sono riuscito a vedere, un muro di ovatta davanti e dietro, un gigantesco pannolone per l’incontinenza, però freddo.

venerdì 28 marzo 2014

Jeanne Hébuterne - A piedi nudi

A piedi nudi roteando sul cotto grezzo di un'intimità di rami alberi mare che fugge alla polvere di Parigi – i capelli sul viso, gli occhi altrove, la veste alzata che mostra il pube e le natiche e il pube -, lui che la guarda mentre lei gira attorno ad un filo e il mondo si muove, orbita con lei che si perde nel sentirsi aria, lei che è essenza di lui, lei che poggia i piedi sul cotto grezzo e stordisce, lui che la guarda mentre tossisce ed è sangue che imbratta tela del fazzoletto, che nel disfacimento ha il bianco degli occhi di lei che si nasconde e si avvita in passi e tombe e gladioli secchi.

giovedì 27 marzo 2014

Farfalle di ferro




Domani sarà l’ultimo giorno poi finalmente finirà. Si chiuderanno i cancelli, scioglierò il nastro, appenderò il grembiule al chiodo, qualcuno provvederà a togliergli di dosso la polvere di gesso che mi secca la gola e innervosisce tanto la maestra Iole. Mamma frugherà nelle tasche, un fazzolettino di stoffa di quelli piccoli, un elastico, l’incarto di una gomma da masticare, di quelle verdi e dure che lo zucchero si consuma subito. Se cerca meglio, ci troverà anche un po’ di dolore, quello che mi ha attanagliato le viscere e che mi rendeva le gambe pesanti. Voglio pensare che mamma mi porterà al mare, potrò leggere quanto mi pare, ma se andremo a fare una passeggiata io da qui non ci voglio passare neanche per sbaglio.

martedì 25 marzo 2014

Primavera e Venere


C'è un colore che ti intrappola prima o poi, ha deciso per te, invade occhi e pensieri, si impossessa di mani e mente. Non puoi sottrarti, ti esplode sulla tela, carta, lino, muro.
La sequenza di brillanti azzurri e oro si stende in fiori aerei, pesci volanti oltre rami fioriti, regno di fata post-moderna intenta nelle rigorose leggi del liberty ad alzarsi sinuosa, signora? Sirena? All'ombra delle tese del cappello strizza l'occhio a Klimt, emerge dai papiri d'Egitto, a guardia di un giardino popolato da figure divine, simboli dell' aldilà, di Ecate, la Dea della Luna. (Gufi o civette)


sabato 22 marzo 2014

Pomodori pelati

Voglio che tu lo conosca! 
Portalo a cena stasera! 
Va bene, risponde Maria. Io la chiamo matta. Il suo nome comincia per emme, m di mamma, m di Madonna, m di Manson. Maria le contiene tutte, le sceglie, alterna le sue emme. È la mia migliore amica e ci tiene che io conosca il suo nuovo lui. Lo immagino già, si tratterà del solito pelato, ne sono certa. L'amore per i pelati ci rende ancora più amiche. Oggi c'è confusione, va di moda Renga le sue canzoni e la sua folta chioma; non si tratterà di ovazione del pelo? Io vado contro corrente. Ascolto la radio, sto in cucina e penso penso dove sono finiti i pelati di una volta, quelli che a cantare erano intonati: Dalla, Ruggeri. Penso penso ai pelati in auge Servillo, Verdone. Ai pelati colorati, Silvio, ai pelati Pippo e Mike, trapiantati in allegria, in un mondo grigio che sarà il colore del prossimo inverno. 

venerdì 21 marzo 2014

Paura (una nuova stagione di morti?)

C'è chi non ci crede, ma, ahimé, hanno ricominciato. Si, proprio così. Hanno ricominciato a sparare e a sporcare di sangue i nostri marciapiedi. C'è chi dice che dagli arresti di Riina e Provenzano la mafia non ci sia più. E invece cazzate. C'è eccome. C'è ma è più debole in senso balistico ma fortissima in senso economico, di fatti è ricchissima. Solo che, adesso, col fatto di mercoledì stanno diventando forti come prima anche in senso bellico, e ci ridaranno paura, e ci ridaranno terrore e lunghissime pagine di cronaca nera. 
E io che ho sempre pensato di essere scampato agli anni '80 e '90 adesso ho tanta paura, io alla Zisa ci abito.

giovedì 20 marzo 2014

Notturno latta

-Signor Maresciallo, come glielo devo dire? Ieri notte…maledizione, saranno state le tre, mia moglie mi ha svegliato di soprassalto, scuotendomi animosamente perché aveva sentito rumori in casa. Io ho il sonno profondo, non avevo sentito nulla.
«Vai a vedere cosa è stato», mi ordina lei, impaurita. Noi siamo gente semplice signor maresciallo, non abbiamo niente di valore in casa, siamo onesti lavoratori che si rompono la schiena tutto il giorno per vivere dignitosamente.

mercoledì 19 marzo 2014

Cresta

"L'ho riconosciuta solo per la voce", sussurra una delle donne presenti alla sfilata improvvisata quel pomeriggio a casa di Emma all'altra che le sta accanto e che come lei aveva atteso in trepidazione, e ora, con lo sguardo allucinato, sbalordita e compiaciuta, assiste alla visione dell'amica che ha subito una vera metamorfosi.

Emma ha  organizzato un meeting, ha invitato alcune delle sue amiche, ma solo quelle in grado di capire; non tutte sono così sofisticate e in grado di apprezzare Claudia, la giovane estetista praticante del suo parrucchiere di fiducia. Estroversa , acconciata come si deve, mesciata e fardata come nessun altra in quel negozio, Claudia si era detta subito disponibile alla proposta di Emma di organizzare un pomeriggio speciale.

martedì 18 marzo 2014

Il variopinto volo delle anime delle donne in amore

(trasfigurazione dalla simbologia greco-giapponese)

La Nebulosa NGC 2264 si trova a 2600 anni luce dalla Terra ed è una fucina di stelle giovani. E' per il concentrarsi di tante nuove stelle, piccole e grandi, che il suo influsso è potentissimo ed arriva sino a noi. 
In una notte dell'anno 2264 si ebbe un evento straordinario che fu attribuito agli effetti della Nebulosa NGC, ed è per questo che al suo nome convenzionale fu aggiunto il numero 2264.
Proverò a raccontarvi i fatti di quella lunga notte.

lunedì 17 marzo 2014

Mercato del Lavoro e Restare Umani - Conversazioni sparse


I
- Devo essere motivato, devo farmelo piacere, devo averci la passione, devo essere spendibile, bisogna sapersi vendere.
- Hai deciso di farti strada nella vita?
- No, ripeto i Mantra dell’Orrore Contemporaneo.
- …
- Perché mi guardi così?
- Perché penso che, di questo passo, non farai mai strada nella vita.


venerdì 14 marzo 2014

Bianchi di Spagna


Bianchi di Spagna.

Sembra il nome di un nobile casato. 
O una particolare tonalità di bianco iberico. 
La razza invece, oltre che d’indefinibile vessillo, è puramente infida e assai bastarda
Come la colpa che non mostra mano, si aggira e giunge inaspettatamente.
Il vero ospite che fa l’improvvisata, nel momento in cui non è gradito.
Il nome potrebbe andare indubbiamente bene per una squadra di calcio Madrilena. Sì, la più promettente di tutto il campionato, con tiri in porta sempre messi a segno. 
In dribbling, in pressing e manovre in campo fino al fallo più obbrobrioso.

mercoledì 12 marzo 2014

Ho visto l'Etna da Mondello (e pure Bigfoot)

Ho visto l'Etna da Mondello. Seh, vabbè. Vero ti dico, il vulcano. No, non ci credo. Ed è dibattito. Ed è notizia sulla maggior parte dei giornali online. Ed è spunto per domandarsi: "Ma chi se ne frega?"

Ci perdiamo in un bicchiere d'acqua. Anzi, in un golfo. Come quando c'era lo squalo a Mondello, quando c'era la pantera a Bellolampo e domani chissà, Bigfoot sulle Madonie. E tutti lo hanno visto. Sul serio, l'ho letto su Facebook. Aspetta, ma di che stai parlando, del vulcano o della pantera? Sì, ciao. Del Bigfoot. Hai visto Bigfoot?

martedì 11 marzo 2014

Roberto Mandracchia - Vita, morte e miracoli

Il cimitero, se uno lo vede dall’alto, è a forma di fica. Lo sanno tutti in paese.
Perché è a forma di fica, ho chiesto una volta a mio padre.
Perché ci doveva essere uno che voleva far ridere e l’ha fatto così.
Non capisco, ho detto.
Mio padre ha sospirato.
Quando uno nasce da dove viene fuori, mi ha chiesto.
Da una fica, ho risposto.
Ecco, e così quando muori ci ritorni dentro.
Chi era questo che l’ha fatto così?
Non lo so, ma si dice l’abbiano impiccato in piazza.

lunedì 10 marzo 2014

A prima vista

Quando apparecchio il tavolo 26, ci penso sempre. Ne è passato di tempo. Due, tre, quattro anni forse. La prima volta che lo incontrai era una rovente giornata di luglio. L’asfalto trasudava calore, come un piano cottura. Stavo risalendo Via Maqueda pensando ai fatti miei, quando lo incrociai. La sua figura attirò subito la mia attenzione. Indossava occhiali da sole modello mosca, portava una zazzera color carbone raccolta in un codino, aveva le spalle larghe e una pancia molto vistosa. Le gambe, invece, erano sottili, il viso era piatto e spigoloso, gli zigomi pronunciati, la sua andatura era lenta e pesante; nel complesso sembrava un vitello sazio e annoiato. Ripassai dallo stesso luogo il giorno dopo e poi il giorno dopo ancora. Lo incrociai di nuovo; ogni volta che percorrevo la stessa strada lo scorgevo sempre; è buffo, ma era come se avessimo stabilito il luogo del nostro convegno con precisione matematica. Ci ritrovavamo all’altezza dei Quattro Canti, subito dopo il semaforo. O, se per caso ritardavo di qualche minuto, lo beccavo all’altezza di un negozio di strumenti musicali, poco più avanti.

sabato 8 marzo 2014

Raffaella Carrà chi?

No, non mi ricordo, il nome forse, Raffaella, ma c’è tanta gente qui che ha questo nome. Non me la ricordo, era cantante, era ballerina, era esperta di samba? No, non la conosco.

Io ho iniziato da ragazzo a fare il dj, la mia famiglia abitava nella favela qui a Rio de Janeiro, in una casa di cartone, era una casa costruita con il cartone e le riviste settimanali dello spettacolo, mio padre le trovava nella discarica e le cambiava ogni settimana, ero sempre aggiornato sul gossip dello spettacolo, ma io questa Raffaella Carrà non l’ho mai notata su quelle riviste.
Poi quando pioveva la casa si squagliava, il mio letto si squagliava e io scivolavo giù in mezzo al fango, scendevo contento insieme ai miei fratelli, fino al quartiere di cemento, e una notte la cascata di carta e fango si è fermata davanti alla discoteca Fashion, la più bella di Rio, e lì dentro ho visto una ragazza che stava cantando sul palco, giovane, con i capelli a caschetto biondo, si chiamava Rafaella e faceva delle mosse con la testa, i capelli andavano indietro, la faccia in su, si rompeva l’osso del collo, era una mossa stupida, però molto eccitante. 

venerdì 7 marzo 2014

Ad esse ritornano


Ancora qualche passo, quanto un batticuore per oltrepassare il confine tra il vivere quotidiano di maschere che si alternano veloci e la porta da chiudere in faccia al mondo. Oltre la quale esistono emozioni, molecole che si susseguono in veloci sequenze, in ordini precisi che aprono altre porte, altre reazioni, chimica di voli. Occhi socchiusi che guardano sogni. Sogni che non sono più, ma realtà condivise.
E musica. Musica volante, danzante che si avvita in volute alte, oltre confini terreni.
In questa dimensione tutti gli amori si somigliano. Le estasi, le sindromi di Stendhal, la bellezza dei marmi, dei volti scolpiti, i colori e i cieli, le Madonne e gli affreschi. I paesaggi, le rocce, le sabbie degli oceani. Tutti gli amori si somigliano, contengono un nucleo comune: la bellezza e la divinità.
Ed ad esse ritornano.

giovedì 6 marzo 2014

Lattine a bersaglio

Le aveva viste perfettamente allineate e sovrapposte in fondo al banco del tiro a segno. Pensava che questi giochi non esistessero più da tempo. Scomparsi dalle fiere paesane, dalla festa del santo patrono e persino dall'ultima festa dell'Unità. E invece eccole lì, quelle vecchie lattine colorate vivacemente e malamente impreziosite ciascuna dal disegno di un personaggio Disney. A cominciare da Gastone Paperone, per continuare con tutta la famiglia di paperi e  topi al completo e  in alto quella con  le orecchie volanti di un improbabile Dumbo.  Sei nella fila in basso, cinque più su, poi quattro, tre, due e infine una. Di lato un pupazzone gigante di peluche; un Dumbo che avresti potuto definire a grandezza naturale. Era il premio per chi buttava giù tutte le lattine.
Ma non era questo che l'aveva attratto facendolo soffermare dinanzi allo stand che sapeva d'immediato dopoguerra, bensì una Jessica Rabbit, vistosamente truccata, prosperosamente dotata,coperta il minimo indispensabile da un abitino con spacco inguinale  e un sorriso ammiccante che pareva suggerire il vero premio sono io!

lunedì 3 marzo 2014

Lui, lei e la playstation in primo piano

Sei un rompimento di cabbasi. No, non c’è niente da fare. Io stavo vincendo alla Playstation e tu per passare l’aspirapolvere hai staccato la spina. Maledetta, maled…! Che tu sia maledetta!
Manco si può più passare l’aspirapolvere, che uno si sente in colpa! Che poi colpa? Ma colpa di che? Ha comprato un 60 pollici per il dolby surround! Manco un film mi ha fatto vedere, con la scusa degli appuntamenti online con i suoi amici! Pc collegato, tv collegata, auricolari, prese scart, cavo hd, fili bianchi, fili blu, fili neri che si aggrovigliano e passano per tutta la casa, me li sogno pure la notte, me li sogno. E poi certo che non si può passare l’aspirapolvere! Così pieni di cavi, manco fossi la zita di un elettrauto o di un ferramenta. L’Enel potrebbe darci una provvigione per “clienti del secolo”. Così pieni di cavi che potrei usarli per farci un cappio. Già, un cappio. Perché non ci ho pensato prima…

sabato 1 marzo 2014

L'alieno e la scrittura

Foto di Marina De Santis
Forse, per scrivere una narrazione onesta e significativa di questo periodo storico, c'è bisogno nientemeno che di un essere che viene da un altro mondo e, soprattutto, che può vedere tutto e tutti dall'alto. Ancora meglio sarebbe se l'alieno in questione - perchè di alieno stiamo parlando - avesse la capacità di passare in rassegna agilmente tutto il tempo in cui l'uomo ha abitato sulla terra. (Dal block notes dell'alieno: "L'uomo è sulla terra da qualche millennio. Sono bruscolini rispetto ai sei miliardi di vita del pianeta).