Non te la
scopi una lettera, ma la puoi baciare. Puoi andarci al mare con una
lettera nella borsa, tenerla sotto il cuscino e dormirci sopra -
quante volte l’ho fatto. Puoi sognare - e diventa esperienza aptica
ma senza colori - il giorno che l’hai ricevuta e hai fatto i
gradini di corsa, l’hai aperta con cura - il tagliacarte, coltello
d’argento della nonna lama ancora affilata e punta tonda, dove l’ho
messo. Magico rito del rincorrersi tra le parole fitte, e dirsi tutto
- cose sciocche , dove però c'è intero, il tuo giorno e le ore
dense dei ritmi della notte - sole, io qui a leggere e lei lì a
scrivere.
martedì 31 gennaio 2017
lunedì 30 gennaio 2017
Amicizia ritrovata: Fototipo 1
Le nostre teste si
sfiorano, abbiamo unito le tovaglie, un unico lungo corpo. Io sono bionda,
scialba, indosso una ridicola cuffia su cui sono cuciti dei fiori all'altezza
delle orecchie. Non mi piace il sole, la pelle si arrossa, fototipo 1. Lei è
bruna, occhi grandi, acquosi, non si scotta, diventa d’ambra, ancora più bella,
se possibile. Io sono la sua migliore amica. Siamo amiche dai tempi dell’asilo.
Non è vero del tutto.
Sulla battigia ci sono dei
pesci piccoli, le squame hanno perduto lucentezza, prosciugati dall’interno,
senza vigore, gli occhi eternamente sbarrati. Ma i pesci hanno le palpebre?
Gli anni ci hanno visto
procedere, questo bizzarro animale a quattro zampe, due teste, due cuori. Ho dovuto
correre per reggere il suo passo, per non strisciare dietro di lei.
- Vuoi
dell’acqua?
- No,
ma voglio fare il bagno.
- Sì,
certo.
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giovedì 26 gennaio 2017
Amicizia ritrovata: Cristina A.
Scorreva di fretta, sul cellulare si aprivano notifiche, post, twitter e poi le chiamate non risposte, i numeri conosciuti, sconosciuti. I messaggi di lavoro, di simpatia, di dovere, d'amore. La giungla era fitta. Ripose il cellulare, le multe perl'amordiDio, meglio di no. E anche passare col rosso, non sia mai. Un trillo la distrasse. Guardò nuovamente la tastiera: messaggio da Cristina A. Ma esisteva ancora Cristina A.? Si una vita fa, ma tanto tempo fa. Che succede? Aprì più per curiosità che per reale interesse. Non sia mai. Quella era disturbata.
mercoledì 25 gennaio 2017
Pastorale Americana, recensione
Di Philip
Roth avevo letto Professore di desiderio, avevo scoperto che la letteratura
americana era andata molto avanti e che questo scrittore usava il bisturi senza
timore, era una specie di vivisezionista dell’anima e in quel caso del
desiderio. La stessa cosa poi gli ho visto fare in quest’altro romanzo –
Pastorale Americana, libro uscito in Italia nel 1998, lo stesso anno in cui
vinse il premio Pulitzer per la narrativa.
In queste
settimane si è molto riparlato del libro, da quando è uscito nelle sale il film
con lo stesso titolo, ma del film non so altro che quello che si dice in giro e
cioè che non è riuscito a eguagliare il romanzo, allora mi è venuto il
desiderio di parlarne.
Ho visto in
questo romanzo un Roth realista e visionario allo stesso tempo, uno che scava e
ricuce provando a far ricombaciare i lembi di quello che sembra definitivamente
squarciato e irrecuperabile, mi riferisco alla società americana e alle sue
conseguenze; mi riferisco a quel fenomeno del terrorismo autolesionista che
negli anni sessanta scoppiò in alcune province americane durante la guerra in
Vietnam (e che ho l’impressione di rivedere in quegli episodi di assalto di
scuole o centri commerciali da parte di alcuni individui, e che compaiono inseriti
fra i fatti di cronaca).
lunedì 23 gennaio 2017
Amicizia ritrovata: Alta tensione
Cavi dell’alta tensione
che attraversavano la campagna da palo a palo, appena arrivati al casotto degli
attrezzi il piccolo aveva lanciato l’aquilone che quasi subito si era
impigliato intorno ai cavi, gli storni avevano fatto un salto e si erano
spostati sui mandorli in attesa che si fermasse la vibrazione, che granmogol aveva buttato in aria quattro madonne e lo aveva sollevato per
un’orecchia - il piccolo aveva trentadue anni, ma era grande quanto un bambino
di otto anni e mezzo, più o meno - lo aveva sbattuto un po’ di qua e un po’ di
là, poi gli aveva urlato di andare a recuperare l’aquilone, così adesso doveva
pure arrampicarsi su per il traliccio, con l'orecchia che gli faceva male, e comunque si era anche un po’ offeso.
mercoledì 18 gennaio 2017
Fuoco sacro
Aveva trovato lavoro a trasportare le bombole del gas, su e
giù per le scale dei condomini, queste bombole maledette pesanti come la croce
di gesucristo, che venisse a vedere un po’ quanto era faticoso anche questo
mestiere, rendersi conto del perché fosse così spesso nominato e invocato,
lungo le scale dei condomini, sui marciapiedi semidivelti dalle radici dei
pini, scendere un po’ a sentire dal vivo le rimostranze di tanti poveri cristi
(quelli sì), per cui ogni bombola era un pretesto di metallo cavo, cassa di
risonanza per amplificare una collezione di neologismi che non sto qui a
ripetere, e insomma s’era messo a trasportare le bombole del gas, ma nella sua
testa, sotto la brace della necessità, covava sempre il fuoco sacro del pugile,
lui lo sapeva, un rischio di cui era consapevole, che quando ci hai il fuoco
dentro non è un mestiere che si può fare, quello di trasportare le bombole del
gas.
Raimondo Quagliana
lunedì 16 gennaio 2017
Amicizia ritrovata: La posso consegnare io questa lettera?
La posso consegnare io questa lettera, la dia a me. - Ma lei è una parente?
-No, sono un’amica. Non sta bene, la signora è al letto con la febbre! - Non gliela posso dare.
E così il postino s’attacco al campanello del citofono fino al punto da farmi alzare dal letto.
Franca scese lo stesso e s’affaccio al portone.
Era un avviso di ritardo di pagamento, una cosa molto personale, ma Franca non fa caso a certe cose. Abitiamo accanto da trent’anni, non ci frequentiamo, ma siamo amiche.
-Non ti sei offesa, vero? Sapevo che eri a letto…me lo ha detto tuo figlio stamattina.
-Certo che no, l’avrei fatto anch’io…oggi sto meglio, grazie, ciao, ci vediamo.
-No, sono un’amica. Non sta bene, la signora è al letto con la febbre! - Non gliela posso dare.
E così il postino s’attacco al campanello del citofono fino al punto da farmi alzare dal letto.
Franca scese lo stesso e s’affaccio al portone.
Era un avviso di ritardo di pagamento, una cosa molto personale, ma Franca non fa caso a certe cose. Abitiamo accanto da trent’anni, non ci frequentiamo, ma siamo amiche.
-Non ti sei offesa, vero? Sapevo che eri a letto…me lo ha detto tuo figlio stamattina.
-Certo che no, l’avrei fatto anch’io…oggi sto meglio, grazie, ciao, ci vediamo.
venerdì 13 gennaio 2017
mercoledì 11 gennaio 2017
Totò, il pianobar, le pistole
Totò, vieni qua, adesso ci
facciamo una bella partitella a briscola. Totò, tu sei pericoloso, il numero
uno, il catenaccio delle ville grandi e lussuose.
Guardavo Totò come si guarda un eroe personale
o un dio della discordia. Una passeggiata isterica, la solita chiacchierata tra
individui dello stesso sesso sui fatti della vita e –vieni qua, prenditi il
caffè che la giornata è lunga- ideologie differenti (e monotone), quasi una
dipendenza dai fatti comuni, non essenziali, che ci disturbavano, ci infastidivano:
provavamo invidia, le idee latitavano.
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