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sabato 2 maggio 2015

AAS Vintage: Ragù in scatola


I fan del vinile piangono il passaggio a miglior vita del caro Expedit Ikea (mobile adatto all'inserimento, catalogazione, hipsteria generale, nda), che verrà sostituito dal fratello gemello Kallax. L'Italia cambia indumenti e ancor di più somiglia ad una scarpa, piuttosto che ad uno stivale. Stamattina mi sono alzato col piede sbagliato e il primo passo che ho fatto l'ho bestemmiato sul cavo della prolunga che utilizzo per caricare i cellulari durante la notte. Neanche il tempo di un caffè, giusto quello per lavarmi la faccia e i denti. Da un po' di tempo a questa parte la mia vita ha preso la barba di un vecchio e i modi di mio nonno. Sono stanco, perché vivere nel duemilaquattordici strema e perché ho ricevuto e deciso un'istruzione diversa da quella del settanta percento dei miei coetanei. Mentre loro leggono per la prima volta "Il Piccolo principe", giusto per averne intravisto stralci tra gli aforismi che Facebook propina quotidianamente, io lo faccio per la trentesima volta su un volume mangiato dall'umidità e da quarant'anni passati di mano in mano. 


Ho amato i Nirvana mentre i miei compagni di scuola bigiavano per andare ai matinée. Non andava bene allora e non va bene adesso, siamo peggiorati. L'ipocrisia si taglia col coltello ed è più importante guardare Sanremo piuttosto che valorizzare ciò che di buono i giovani, il popolo tutto, potrebbe dare in ogni modo. Renzi è il nuovo fantoccio da manovrare, solo che il ventriloquo è uguale; vale lo stesso per Grillo, per chiunque parli per me senza sapere quale sia il mio cazzo di problema.
Mi rimbomba in testa questa canzone dei Perturbazione (altro che Sanremo, nda). Assurdo come tutto torni e tagli bene ogni ricordo mostrandone le belle venature grigie, la carne ancora pulsante e i 'nanana' di una melodia sconosciuta simile a un lamento. «Ciao Pasquà! Oggi non si lavora?» - dico ironicamente al portinaio intento a pulire lo spiazzo. «No, mi andava di annaffiare l'asfalto, si sa mai crescesse 'na pianta rampicante...che gli sfondasse magari la finestra a quel coglione dell'amministratore!». Salire le scale è il momento più faticoso, da qualche settimana ho dolore alle ginocchia e non riesco a far proprio tutti i movimenti del caso. Alle volte è davvero problematico. Vibro. «Eh» - rispondo al telefono. È Paola. «Non so perché. No, ne abbiamo già parlato. Senti, devo andare, sì, fammi andare. Cristo, ho avuto una mattinata di merda, un finesettimana di merda, una colazione di merda, posso passare la mia giornata di merda in santa pace? Dovevi pensarci prima! Cosa?! Ciao». Questa è una di quelle guerre lampo che non finiranno mai, perché una donna che sa come prenderti conosce anche il modo in cui reagirai, soprattutto quando ti molla durante il temporale: l'unico punto fermo in un vortice di quadri, bollette, affitti, assicurazioni, litigi, cartelli stradali, voli, cadute e, come se non bastasse, mi si è strappata l'imbottitura del cappotto. E cosa succede? Le mani ti sudano e cadi nel vortice. Cose che capitano, diceva mio nonno. 

Un gatto bianco a macchie nere mi cammina accanto, probabilmente ha fame. Il collega con il quale sono uscito lo scaccia via ed io lo odio ancora un po' di più. «Dov'è la macchina?» mi chiede. «Solita traversa, seguimi. Ma guidi tu e non rompere, che da tre giorni ho il culo in auto». L'autostrada scorre lenta insieme agli alberi, mentre il mare resta fermo come un quadro di Dalì: le onde, mille velieri bianchi e blu che abbattono ogni santo problema che esplode in tutti questi vecchi ragazzi, perché se non ci fossero i problemi nessuno avrebbe niente da dire e parlerebbe sempre di cose semplici e banali, nessuno avrebbe la possibilità di scegliere di tirare avanti o di cadere giù, quantomeno di imparare. E la vita sarebbe peggiore di questa nostra, che scappa più veloce dei TAV. Non c'è vita senza scelta. Non c'è scelta che non comprenda la giusta dose di merda e più la pesti, più ti accorgi della sua vera natura, soprattutto quando al termine di questa giornata ti tagli aprendo la scatoletta di ragù da mettere sulla pastasciutta.


Antonio Siddiolo