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martedì 15 aprile 2014

La maionese furiosa

Sono scappato fuori da casa mia, più di tre ore fa, ho cacciato un urlo, ho fatto un salto via dalla cucina, non mi sono neanche tolto il grembiule da chef, regalo di un’amica, sono scappato fuori dalla mia cucina, correndo per inerzia fino al cancelletto d’ingresso. 

Mi sono barricato dietro il pitosforo e ho ripreso a respirare. Tre ore che sono nascosto dietro il pitosforo, non avevo mai pensato che potesse succedermi una cosa del genere, lo dico perché si tratta di una cosa che faccio spesso, preparare la maionese.
La maionese non è una salsa cattiva o aggressiva, eppure tre ore fa in casa mia la maionese è impazzita. Non capisco se siano state le uova, le ho comprate come al solito al supermercato, uova fresche da galline allevate a terra, sono sempre state a posto. Posso azzardare l’ipotesi che una delle galline abbia trovato qualcosa di radioattivo nel mangime, una sostanza sconosciuta aliena, e nella sua ingordigia miope di gallina, abbia ingoiato il boccone senza rendersi conto. Uova fresche da galline allevate a terra, contaminate dal germe radioattivo della follia, per fortuna non vengono fecondate, sono uova prodotte esclusivamente per l’alimentazione umana, altrimenti sarebbero responsabili della scova di pulcini fuori di testa. Uova da pazzi.
Ci ho riflettuto mentre stavo dietro il pitosforo, i primi sintomi di pazzia della maionese li ho avvertiti da subito, quando la frusta ha cominciato a sbattere i tuorli freschi a temperatura ambiente, ho esperienza in queste cose, so come impugnarla e il ritmo costante da seguire, con il polso fermo, in senso orario sempre lo stesso, l’ho fatto per anni, la maionese mi è sempre riuscita bene, soffice cremosa delicata. Tre ore fa, quando ho immerso la frusta nella ciotola con le uova, ho sentito un tintinnio e non ci ho dato il giusto peso, ho pensato fosse lo scontro del recipiente contro la frusta che iniziava a girare a media velocità manuale. Sbattere le uova è difficile farlo bene, ci vuole la mano giusta.
Poi mi sono girato a prendere l’olio da versare a filo, anche questa è un’operazione di precisione e d’esperienza, bisogna versarne una quantità misurata, piano piano, che si compia l’emulsione perfetta, e sapere quando fermarsi. Il filo d’olio scivola senza traumi lungo il bordo e penetra nelle uova, la salsa gira su se stessa e si gonfia d’aria vortica si aggroviglia in volute barocche, sotto il frustino vorticoso inizia a montare, poi la cosa mi ha letteralmente preso la mano.
Ed è stato in quel momento che ho urlato, perché ho visto un viticcio di spuma dorata ergersi dalla ciotola e agguantarmi il polso per fermare il movimento della frusta. E mentre urlavo, ho scosso con violenza il braccio per cacciare l’ectoplasma all’uovo, peggio che fosse una tarantola gigante, ho lanciato la frusta in aria, schizzando uova dappertutto, ho indietreggiato, sono inciampato in una sedia, ho guadagnato l’uscita a quattro zampe, ho pregato che non mi inseguisse, sono scappato fuori e ho chiuso la porta con un botto.
Mi sono nascosto dietro il pitosforo, ho serrato gli occhi e non ho voluto neanche sapere cosa stesse succedendo dentro la mia cucina, non osavo immaginare questo blob fuori di senno, che smaniava e prendeva possesso delle mie stoviglie le mie presine da forno le posate le tazzine. Dalla casa non proveniva alcun rumore, ho pensato fosse già tutto distrutto, ho detto mentalmente addio agli oggetti preferiti, il cavatappi a forma di ballerina, regalo di un’amica, le boccettine delle spezie, il mortaio di marmo.
Una maionese impazzita non è facile da recuperare, lo dicono tutti i libri di cucina e, anche se lo fosse, in quei momenti non avrei avuto il coraggio di rientrare in casa per provare a farla ragionare. Per fortuna, dopo vari tentativi e avvisi di chiamata, ho trovato mio fratello al cellulare, gli ho spiegato la faccenda, lui è un esperto di problem solving, l’ha scritto anche sul curriculum, mi ha detto Non preoccuparti ci penso io, arrivo.
Mezzora fa è arrivato mio fratello, ha portato con sé un contenitore ermetico con delle verdure lessate a dadini, patate carote piselli. Mi ha rassicurato, Ci penso io, ha detto, ed è entrato in cucina dal retro, con cautela, per trattare con la salsa impazzita. Io da dietro il pitosforo ho trattenuto il respiro per dieci minuti, dopo quei dieci minuti mio fratello è tornato fuori soddisfatto, mi ha spiegato che la maionese non ha fatto resistenza e anche la cucina non è ridotta male, solo qualche schizzo d’uovo sui muri.
Come fa mio fratello, non l’ho mai capito, ha una parte di coraggio e una parte di incoscienza, un modo tutto suo di minimizzare i pericoli e risolvere le questioni, problem solving, si chiama. Mi ha convinto a rientrare in casa, mi ha fatto vedere la cucina, dice che quando è entrato lui, la maionese era in agguato dentro la ciotola, forse aspettava me per aggredirmi. Adesso se l’è portata via ben chiusa nel contenitore ermetico, dice che ci pensa lui a metterla a posto, che io sono ancora abbastanza traumatizzato per l’accaduto. Eppure, io ho esperienza, lo so bene, la maionese non è mai stata una salsa aggressiva, lo dicono tutti i libri di cucina. Era impazzita, ne sono certo.

Raimondo Quagliana