Google+

lunedì 19 maggio 2014

Letteratura low cost: Il cognome della Rosa


-Sganasciato! - esclamò Guglielmo con freddo piglio da CSI dopo aver esaminato l'ennesimo corpo di una vittima degli assassinii del monastero. -Sganasciato! -ripeteva analizzando i cadaveri con ogni genere di artefatto tecnologico messogli a disposizione da M (monaco capo francescano). Tra questi un paio di lenti di rifrazione bioculari, che turbavano alquanto l'ingenuo novizio Adso. Perciò ogni tanto si faceva un giretto per prendere una boccata d'aria e aveva conosciuto Salvatore, che parlava una lingua incomprensibile che era la somma di tutte le lingue (una sorta di indoeuropeo dell'esperanto). E poi aveva anche conosciuto lei, di cui ignorava il nome, ma che pensava avesse la faccia da Rosa, sebbene colto dal fremito del turbamento carnale non riuscisse ad appiopparle un cognome. 


Nel mentre Guglielmo da Baskerville indagava componendo poco a poco l'astruso rompicapo. La chiave di tutto si trovava nella biblioteca: per svelare il mistero doveva penetrare nell'antica torre che custodiva millenni di storia tra i suoi codici e i suoi papiri. E così fece. Trascinatosi dietro Adso, che tremava come un coniglio, riuscì a entrare nei meandri del labirinto e non poté credere a ciò che vide. Se durante il giorno gli amanuensi si dedicavano in religioso silenzio alla copia e miniatura di manoscritti edificanti, di notte un selezionato gruppo di prescelti copiava un altro genere di testi, dei quali Guglielmo ignorava il contenuto. Quello che però lo colpì maggiormente, fu vedere il clima di allegra rilassatezza che avvolgeva i copisti, spesso colti da crisi di ilarità. Primo fra tutti quel muso lungo del venerabile Jorge da Burgos, che adesso invece vedeva giocondo e felice come una Pasqua.

Guglielmo non poteva credere ai propri occhi quando, punto dalla curiosità, si ritrovò tra le mani l'ultima copia esistente del secondo libro della Poetica di Aristotele, in cui il filosofo trattava il tema della commedia antica, con le sue trame, i suoi frizzi e i suoi lazzi. Fu però in quel momento che tutto precipitò, perché l'imbranato Adso fece cadere a terra un calamaio e l'orecchio sensibile da cieco di Jorge da Burgos percepì la presenza dei due intrusi.

 -Come osate penetrare nel cuore segreto della nostra biblioteca? -disse fattosi di nuovo musone.

 -Venerabile, deduco che questo sia il cuore e l'origine dell'ondata di crimini che ha colpito il vostro monastero...

A queste parole tutti i monaci presenti, compreso Jorge da Burgos, si fecero una grassa risata.

 -Mi sorprende, caro Guglielmo da Baskerville, che le tue doti d'investigatore abbiano stavolta fallito miseramente! Non è avvenuto nessun crimine nella nostra abbazia e non sono ancora giunti i tempi dell'avvento dell'Anticristo! I monaci defunti sono in realtà caduti sul lavoro, nello svolgimento delle proprie funzioni, quando con il devoto intento di preservarli dall'oblio copiavano gli ultimi esemplari dell'antichità contenenti temi ameni e leggeri, ridicoli, se vuoi, ma  capaci di far affiorare un sorriso sul volto del lettore. Storie leggere sebbene di grande potere, come per esempio quella che sta testé copiando il nostro Federigo da Motcha, in cui due giovani innamorati, lui   cavaliere alla vigilia di una crociata, lei bionda castellana, si giurano amore eterno gettando nel fiume la chiave della cintura di castità appena chiusa. Opera immane, capirai, perché da sempre l'uomo tende alla frivolezza, e preferisce rimanere alla superficie piuttosto che sprofondare nella voragine delle domande esistenziali. Così abbiamo ultimamente avuto, a causa delle crisi delle vocazioni, un surplus di lavoro, e i monaci più dediti a tale missione, saturi di tante facezie, sono schiattati a causa dell'eccesso di risa.

-Sganasciati! -esclamò Guglielmo -e mi immagino che la simulazione di delitto a decesso avvenuto sia stato per motivi sindacali!

-Sissignore, meglio evitare rogne alla vigilia della visita della delegazione papale e di quel noioso di domenicano di Bernardo di Gui.

Guglielmo non poté che assentire, visto che il domenicano, suo antico collega d'inquisizione, aveva pure un cognato sindacalista a Roma.

-E adesso che facciamo? -chiese Adso interrogativo al suo maestro. Era però così imbranato che urtò di nuovo uno scrittoio e fece cadere stavolta una lucerna ad olio. In breve la sala divenne un inferno, il fuoco prese a divorare ingordo i papiri, i codici, i tavoli, le travi, mentre i monaci tentavano di fuggire disperati, ognuno con una copia in mano.

Adso tornò dopo tanti anni, ormai vecchio, nello sperduto borgo di cui non ricordo il nome. Non vi era più traccia del monastero. Pensò brevemente a quanto accaduto in quei lontani giorni, ma soprattutto pensò a lei: “Quale sarà stato il cognome della Rosa?”.



Ingredienti:
un monastero benedettino teatro d'oscuri crimini
un monaco francescano a metà strada tra James Bond e Sherlock Holmes
un novizio un poco baccalà
un monaco cieco con preoccupazioni sindacali
una ragazza misteriosa


Barbara La Monica