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lunedì 21 luglio 2014

Morire ascoltando i Pooh

Vaffanculo tutti, chissenefrega.
Solo e libero, meglio. Starò meglio e vivrò più a lungo.
In sottofondo si sente una canzone, una triste melodia. E io che avevo pensato di vivere bene e a lungo e invece mi ritrovo ciondolante.
A volte un uomo è da solo perché ha in testa strani tarli, 
perché ha paura del sesso o per la smania di successo.
La giovinezza, la voglia di avere una famiglia, le gioie, le vittorie. Andava tutto bene. Poi il declino, cazzo. 
Stavo ascoltando la radio e ripensando a tutto quello che mi è successo negli ultimi tempi. Qualcosa di strano è successo, ho preso una corda e ho fatto un nodo scorsoio. Ho provato a fermarmi, ma non ci sono riuscito. Eh sì, i Pooh me l’hanno fatta, hanno vinto loro. Ha vinto la tristezza di una canzone. Dopo un paio di minuti mi sono trovato morto suicida appeso ad una corda comprata per pochi euro che mi sta pure rovinando il collo. E io che avevo pensato ad una morte migliore. Però una cosa continua a ritornarmi alle orecchie, anche ora che sono morto.
Vediamo se si può, 
farci amare come siamo, 
senza violentarci più, 
con nevrosi e gelosie. 
Perché questa vita stende, 
e chi è steso o dorme o muore, 
oppure fa l'amore. 

Beh più che stende, io, direi “appende”.
Buona morte.

Ma Dio delle città 
e dell'immensità, 
magari tu ci sei 
e problemi non ne hai. 
Ma quaggiù non siamo in cielo, 
e se un uomo perde il filo, 
è soltanto un uomo solo. 

Dario Ferrante