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lunedì 10 novembre 2014

La parte più intellettuale di me

Che ne so io del corpo…Non ne ho mai avuto una percezione precisa. Fino a circa dieci anni, non sapevo bene nemmeno se ero maschio o femmina. Mia madre mi tagliava i capelli corti, con la riga di lato, e non mi faceva mettere né orecchini né il pezzo di sopra del costume così gli altri bambini mi chiedevano cosa fossi. 

Ma la cosa non m’importava. Crescendo scoprivo di dovere camminare  dritta sennò mi veniva la scoliosi, nel frattempo, però, mi cresceva il seno e allora basta con pancia in dentro e petto in fuori. E bisognava coprirsi le orecchie perché le avevo a sventola (ah sì?)e sembravo Dumbo (sic) e vai di permanente per i capelli troppo lisci e pantaloni con le pinces perché sennò mi fasciavano troppo. E così via. Ma non erano problemi che sentivo miei, mia madre aveva un’immagine ideale del mio corpo che chissà come doveva essere, ma che non mi riguardava per niente. Più in là, già adolescente, cominciavo a capire meglio la differenza fra maschio e femmina, apprezzandola, e scoprivo che al mio fidanzatino piaceva il mio sedere. A 15 anni circa scoprii di avere un bel culo, lo diceva lui e io ci credevo. Poi nel tempo c’era chi mi voleva per una cosa, chi ne apprezzava un’altra, per uno ero intelligente e gradevole, per un altro colta, per un altro ancora stronza, ma tutti, o quasi,  credo che apprezzassero il culo tanto che presi  a definirlo ”la parte più intellettuale di me”. Probabilmente quella che aveva più senso. Mi sono sempre adeguata a quello che di me, anzi del mio corpo gli altri dicevano, ma io non gli ho mai dato particolare importanza. Mentirei se dicessi che non so apprezzare i complimenti e le mie rotondità strategiche, ma che zavorra, che stress andare dietro a queste cose. Fai la ceretta, vai dal parrucchiere, dall’estetista e dalla manicure…Una macchia sul viso e giù trattamenti all’acido mandelico (l’ho fatto, ebbene sì) per poi sentirsi dire dall’unica persona a cui tenevo ”Ti apprezzo per la tua intelligenza” e quindi niente sesso.

Marisa Vinci