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giovedì 5 febbraio 2015

Strage di piazza Scaffa - Mario Prestifilippo - Omicidio Bosio (da mafiatelling)

La strage di piazza Scaffa

"Giovane, muovi il culo e porta altre birre", mi urla quel grassone seduto in fondo. Per terra non ci sono le piastrelle di terracotta come quelle di casa mia, non c'è neanche legno, tufo o brecciolino, solo paglia con terra umida e fredda e sporca, con letame di cavalli, pecore, cani, con foglie e cocci di vetro. 
Camminiamo su questo.


Loro sono maiali stravaccati, con le pance gonfie di birra e scoperte, gli striminziti maglioni di poliestere non ce la fanno a contenerle. Seduti su casse di plastica. Grasse risate si sentono. 
Il tono dello loro voci è insostenibile. 
Abbaiano parole piene di boria. Si danno pacche sulle spalle. Hanno fatto i compiti, hanno dato la buona notizia alle moglie, per chi ancora ne ha una. Bevono, ridono e pensano a cosa comprare ai figli. Comprano cazzate con i loro soldi non puliti, con soldi facili. La porta sbatte, entra la canna di un fucile nero e lucido. La mano che lo regge è scura - le unghie lunghe ma pulite -, porta un anello d'oro. L'anello spara e colpisce uno al collo. Spara e colpisce un altro al petto. In faccia, alla schiena. Corpi come gruviere. Di me non si è accorto, io sono nascosto. Ora cammino anche sul sangue.

(Giorgina D'Amato)



Amici, non vi scantate

MARIO PRESTIFILIPPO
La strage di piazza Scaffa (17-10-1984 ore 22:00) fu voluta dalla cosca di corso dei Mille - così racconta il killer pentito Sinibaldo Figlia, secondo Giuseppe Marchese il mandante fu Totò Riina. 
Figlia c'era quel giorno. Ad armare lui e Mario Prestifilippo era stato Filippo Quartararo, a completare il gruppo di fuoco c'erano Pietro Senapa e Salvatore Di Salvo. Nella stalla di cortile Macello ci andarono di notte. Figlia disse "Non vi scantate, amici, non vi scantate" ma Prestifilippo cominciò a sparare, una pioggia.
Questi che furono ammazzati trafficavano con i cavalli, e con la droga (ne erano scomparsi trenta chili e facevano finta di niente). Il giorno della strage erano arrivati nella stalla di cortile Macello sedici cavalli dalla Puglia, erano destinati ad essere macellati e venduti nella carnezzeria di Ballarò. Secondo la moglie di Cosimo, Pietra Lo Verso, il mandante della strage era il commerciante catanese Fisichella che, a suo dire, non aveva gradito lo sgarbo per cui il marito aveva preferito farsi fornire da un allevatore pugliese. Fisichella fu dichiarato innocente sia in primo che in secondo grado.

A distanza di anni, dopo le confessioni di Marchese, si è scoperto il motivo per cui la strage di piazza Scaffa fu di così grande portata (otto morti). Pino Greco 'u scarpuzzedda stava crescendo troppo nell'organigramma di Cosa Nostra e questo a Riina non faceva piacere; era strategia del capo quello di eliminare i suoi uomini quando acquisivano un potere che a lui non era gradito. La strage di piazza Scaffa fu un avviso: quella zona era di competenza di Pino Greco, realizzare un omicidio lì era un segno di discredito nei suoi confronti.
I morti:
Cosimo e Francesco Quattrocchi (fratelli)
Cosimo Quattrocchi (cugino dei primi due)
Salvatore Schimmenti
Marcello Angelini
Paolo Canale
Giovanni Catalanotti
Antonio Federico
Tutti furono uccisi con un colpo di pistola al cuore e un colpo di lupara alla testa, così da sfigurarli, tant'è che i corpi, nelle bare, presentavano i volti coperti da bende.



MARIO PRESTIFILIPPO

Nato nel 1958, noto per la sua zazzera biondo, di lui dice la vedova Bosio che aveva gli occhi di ghiaccio. Fu uno dei più attivi killer della famiglia di Ciaculli.
Nipote di Pino Greco 'u scarpa, dopo aver saputo della scomparsa dello zio, non avendo gradito l'esecuzione voluta da Riina, si era allontanato da Cosa Nostra. Per questo motivo fu ucciso il 27 settembre del 1987 mentre in motocicletta, percorreva la strada che dalla zona Traversa porta a Bagheria.










OMICIDIO BOSIO

Sebastiano Bosio dell'11 novembre 1981, era primario di chirurgia vascolare all'Ospedale Civico di Palermo.
Eravamo appena usciti dallo studio medico – ha raccontato la vedova del primario – . Mio marito si trovava qualche passo davanti a me perché stava andando a prendere l’auto. Io ero girata. All’improvviso ho sentito una voce che lo chiamava. Pensavo fosse un paziente. Ma dopo una frazione di secondo ho sentito gli spari, mi sono girata e ho visto un giovane, in jeans, maglione e scarpe da tennis che ha iniziato a sparare contro mio marito. E ha continuato anche quando Sebastiano si era già accasciato.”
Il killer aveva lo sguardo di ghiaccio, occhi freddi, glaciali e non ha esitato un attimo a sparare; vicino a lui un complice. Dopo pochi secondi sparirono. 
Dopo l’assassinio i passanti si nascosero nei negozi che provvidero immediatamente ad abbassare le saracinesche”. Per gli inquirenti il complice era Antonino Madonia, il killer Mario Prestifilippo.
Durante la deposizione della moglie è emerso che il professore Bosio, al telefono, aveva ricevuto una telefonata dal dirigente del Civico, il professore Giuseppe Lima. A questo il professore Bosio disse: "Non lo faccio neppure se scende Dio in terra e se continui ti denuncio".Forse Lima pretendeva che Bosio ricoverasse nel suo reparto Vittorio Mangano, lo stalliere di Arcore.

(Giorgio D'Amato)



Dalla requisitoria del procuratore aggiunto Vittorio Teresi


Riaperto il caso dell'omicidio del primario Bosio; si tratta di un caso complesso, la prova più schiacciante viene da una perizia balistica , l'arma utilizzata nell'omicidio di Bosio sarebbe la stessa utilizzata da Nino Madonia nell'esecuzione dei due meccanici a Passo del Rigano Francesco Chiazzese e Giuseppe Dominici.
Bosio risultava "un chirurgo innamorato del suo lavoro (..), si opponeva al malaffare, all'epoca dilagante, all'interno dell'ospedale Civico".
Dalle parole di Teresi si desume che Bosio era contrario agli ordini imposti dal direttore sanitario Lima .
Il motivo del omicidio viene sviato da una prima ipotesi , Bosio che operò correttamente Pietro Fascella, salvandolo da morte certa, in Cosa Nostra veniva accusato di avere reso Fascetta zoppo. Il vero motivo invece era l'atteggiamento intransigente che il primario aveva nei confronti dell'ex stalliere di Arcore Vittorio Mangano che si rifiutò di curare. Vito Ciancimino confermò questa ipotesi in quanto confidò a Silvia Bosio, figlia del primario, che il padre fu assassinato per aver commesso "uno sgarbo a un mio amico".


Mattia Sicilia