Google+

martedì 9 giugno 2015

La zattera della Medusa

Questo quadro parla di una giornata cominciata bene e finita male. Quando non si è previdenti, d’altronde, come possono andare le cose? Già dal titolo si capisce che il posto scelto per la gita in barca non era adeguato. Con tutto il mare che c’è per farsi un bagno, è sensato scegliersi proprio Cala Medusa?
E 'sto gruppo di scienziati, invece, ignorando ogni logica, si avventurò in quelle acque cristalline, popolate dalle famiglie di Pelagia noctiluca, le meduse più urticanti del Mediterraneo. Quelle, in realtà, per loro natura sono meduse innocue. Almeno finché non si vedono disturbate. Invece, i nostri eroi, appena arrivarono alla caletta, cominciarono a fare schiamazzi, musica a tutto volume, tuffi a bomba e pisciate. Le meduse sopportavano e sopportavano, ma quando l’acqua cominciò a puzzare di birra, per lo più scadente, le meduse s’infuriarono e cominciarono ad attaccare quei bagnanti molesti, femmine e maschi indistintamente. Alcune di loro, quelle più vendicative, si arrampicarono fin sulla barca, affondandola sotto gli occhi increduli dei naufraghi. Tutti a mollo, chi ustionato in faccia, chi nel petto, cominciarono a urlare e a dimenarsi. Le meduse allora, impietosite, spinsero a galla un tavolone di legno, relitto di un analogo naufragio precedente, perché in fondo volevano solo dare una lezione a quegli intrusi. Quelli si arrampicarono alla meno peggio sulla zattera, sfiniti. Nel quadro, infatti, si vede dalle facce che si sentono tutti in colpa per la loro bravata. Il vecchio in primo piano è il comandante. Con una mano sorregge il corpo di suo figlio, il più scaltro della compagnia, quello che ubriaco fradicio, aveva perfino vomitato in mare (infatti nel quadro si vede che ancora è preso dalla sbornia); l’espressione del comandante rivela chiaramente il suo pensiero: sono stato un minchione! I disperati sono ammucchiati intorno al più abbronzato di tutti, quello fissato con la tintarella, il modaiolo del gruppo, che si fa tenere in alto perché il vento sta cambiando e il mare è agitato e lui spera di scorgere qualcuno oltre le onde che li possa salvare. Hanno perso tutti il senso dell’orientamento, però, e non sanno che nel canale di Sicilia con un mare così, gli unici pazzi a navigare, possono essere solo i migranti africani e di certo nei loro barconi, non c’è spazio per nessun’altro.