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mercoledì 23 settembre 2015

Il camorrista

Essere il Vangelo.
Essere eterno e attraversare gli anni cavalcando il potere – il professore vesuviano ha convinto tutti che con lui si vince, è stato bravo, soldi per tutti, per le famiglie dei carcerati e per tutti i disoccupati che si prestano, soldi da fare con le estorsioni alle fabbriche, ai negozianti, ai professionisti (si sa, la protezione costa).
Dio e io abbiamo avuto un figlio, dice il professore vesuviano al battesimo del primogenito del capo del suo gruppo di fuoco.
E’ megalomane il professore vesuviano che piega i poteri dello Stato ai suoi capricci.  Nulla a che vedere con la solidità della sua organizzazione, la Nuova Camorra Riformata, massiccia e triangolare – inutile dire chi sta al vertice.

Ma è la nudità che infrange l’immagine distorta: quando il professore vesuviano esce dalla vasca da bagno posta al centro della stanza – sta parlando con alcuni suoi consiglieri -, il suo corpo nudo non ha nulla della titanicità del principe Fabrizio di Salina, consegnato alla letteratura e al cinema in tutta imponenza. Il principe, trionfo di virilità che mette a disagio il gesuita complice di tante discese notturne in città, il professore vesuviano e le sue sembianze banali, a poco vale che entrambi  ricoprano le loro nudità indossando accappatoi, il professore è solo uno qualunque che esce da una vasca.
Di lui non ricorderemo alcuna frase se non deliri, Sterminio ripetuto mentre – nell’ora d’aria -, cammina in un corridoio stretto.
La pretesa di onnipotenza non porta mai lontano, va via nel gorgo di un tombino, dopo che l'asfalto è stato ripulito.

Giorgio D'Amato

Quadro di Caterina Guttuso