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martedì 3 novembre 2015

La testa del baronetto - Il Gattopardo raccontato dalle cameriere

Io non posseggo nulla ma ho assistito alla trasformazione delle cose, ai cafoni che vicino al mio principe hanno compreso che la ricchezza può essere altro.
Quando è arrivato in paese questo signorino continentale, io lo ho capito subito che non era posto per lui. Pallido, magro, niente a che spartire con i beddi picciotti di qua. Senza sangue e il fiato corto appresso all’altro signorino e che lo prese subito di mira e sottobraccio; è spiritoso Tancredi, e bello come un Dio. Io glielo dissi a Concetta, lascialo perdere a quello, devi cambiare aria, prova con l’aria del continente!
E lei si mise a fari vuci che pareva una cavalla che non si può sgravare. Zitella arraggiata mi tirò addosso il pitale della notte. Me la paga, ah se me la paga, glielo faccio bere insieme all’acqua di rose il suo piscio illibato.
Mi portai appresso iI mio paniere e tra un vicolo e un altro raccoglievo i petali di rosa da mettere nell’acqua, per sciacquare il viso della signorina Concetta, non mi persi neppure una parola. Sottobraccio, se lo teneva, con quel sorriso che tagliava carne e cuore, al povero Chevalley insinuò il disgusto. 
Tutto voglio sapere, ogni parola, mi disse quella mattina vacci appresso. 
Noi cameriere raccogliamo tutto, conserviamo, niente va perduto.
Si fermarono davanti la chiesa e per poco il torinese non contò con la faccia i gradini del sagrato. Mutolo, mi bastò sentire questo nome; del figlio del barone Mutolo gli stava raccontando, del rapimento, del riscatto non pagato; la restituzione a rate. Ma quale rapimento e rapimento, se lo giocarono al Mutolo, il Mutolo s’era messo d’accordo con il campiere del padre e si divertiva a fare il bandito, aveva il titolo, ma denari niente.
A me lo disse la loro criata (quella che il barone vedovo si teneva come bambola di casa, e che il campiere ci faceva pure i comodi suoi).
Si erano messi d’accordo il campiere e il baronetto per fottere il vecchio e lo avevano fatto per parecchio tempo. Pare che durante una delle loro scorribande il Mutolo fosse rimasto mortalmente ferito e a quel punto il campiere aveva deciso che il Barone si poteva spremere pure da morto, da noi non si butta via niente, aveva usato la carta del rapimento. Ma il vecchio non aveva ceduto alle richieste, né alla prima rata, né alla seconda. E con che cosa doveva pagare?
Tancredi si scialava e il torinese sbiancava. Mi morsi un dito per non ridere e farmi scoprire. A pezzi glielo avevano restituito. Prima un dito. Un dito glielo possono tagliare a chiunque, chi me lo dice che è il suo, datelo ai porci, e i porci se lo erano mangiato. Seconda rata: il piede; Chevalley perse l’equilibrio come se glielo avessero tagliato a lui, il piede. Un commediante, ecco cosa era, teatro stava facendo, Tancredi, e quello ci stava cadendo con tutte le robbe. Il piede, delicato, e piatto come i suoi e quelli di suo padre, perché mica i nobili sono perfetti. Lo aveva fatto seppellire, ma non aveva pagato.
Adesso Chevalley aveva una mano sulla bocca, da bianco s’era fatto rosso, ah, allora ce l’ha il sangue. 
Per ultima la testa, ci tornarono la testa dentro un paniere coperto di fichi e di foglie. Sul sagrato l’avevano lasciata, là dove Chevalley stava per vomitare, Il barone invece aveva vomitato, da solo nella camera, la criata aveva pulito in silenzio, l’indomani aveva fatto tagliare tutti gli alberi di fico. Il debito era saldato.
No, sto Chevalley non è buono per niente, Tancredi soffocava a stento la soddisfazione. 
Albero che non dà frutto, taglialo ai piedi. Così ripeteva il barone quando si lamentava nel sonno.
E questo che parla di polizia borbonica, vuole tornare a Torino in una bella cesta fino a Torino. No, neanche questo tipo potrebbe essere adatto alla mia Concetta, pare una signorina dallo sdilinquimento facile.
Povera Concetta, non ha ancora capito che ci sono rose che non profumano, e altre invece che coprono pure l’odore della morte e rose che invece non sbocciano mai. E secondo me Concetta è fiore che puzzerà dalla fame.

Adele Musso