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martedì 29 marzo 2016

ScriviBertè - Il mare d'inverno



Ho discusso e litigato, è sempre così. Anni di convivenza a giustificare i suoi sbalzi d’umore, per essere criticata o, peggio, compatita. Ho deciso mi arrendo, non voglio essere una guerriera, non voglio cimentarmi in strategie per avere un amante.

Nella casa al mare siamo stati complici, poi mancando l’incastro è mancato il futuro. Il grigio della giornata assorbe tutto lo spettro della luce delineando mestizia. Dalle vetrate dello stabilimento si intravedono gli ombrelloni chiusi, accatastati l’uno sull’altro, nel riflesso i gabbiani in volo, annoiati come il mio quotidiano. La separazione è sempre una violenza, i momenti vissuti non bastano a lenire lo strappo, i ricordi rendono il taglio non definitivo. La libertà acquisita ha un costo altissimo. 
I telefoni ammutoliti.
Resta il rumore del mare in solitudine mentre il vento crea una musica spettrale. Esco, la sabbia bagnata frena l’onda del mare, uno schiaffo continuo all’infinito, dall’acqua alla battigia. Il vento trova in me lo spazio per un turbine, sono svuotata dalla storia trascinata a lungo. Come un negoziante già fallito che non chiude sperando in una ripresa - aumenta soltanto i debiti - io con la vita pignorata, messa a riscatto di un uomo. Devo dare fondo a tutte le ricchezze emotive, risanare i bilanci, trasformare i brutti ricordi e riappropriarmi della mia esistenza. È finito il tempo di fare e poi riflettere.


Caterina Guttuso