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mercoledì 23 marzo 2016

ScriviBertè - Traslocando



Sarà la radio l’ultima cosa che porterò via, o forse no.
Resta accesa tutta la notte mentre io dormo con i miei “auricolari da scena” nelle orecchie, schiantata dalla stanchezza di un concerto annullato. Io dormo e non sento nulla e me ne frego dei miei vicini, attaccati alla porta e alla cornetta del telefono.

La sirena della polizia non mi sveglia, e tutto è dove non può più stare. Gli angoli vuoti, i ragni torneranno padroni, sotto il letto la polvere non dovrà più nascondersi. Non sarà affar mio. Levo le tende, strappo via la stoffa, lascio il bastone nudo. Anche questo abito che ho cucito da me non mi sta più, uno straccio sul pavimento. Gli spartiti, la cenere e le voci cattive contro le porte della notte, chiuse, fredde, arrochite dal fumo di una sigaretta che schiaccio con il tallone ruvido.
Sono arrivati, hanno spalancato le finestre, riempito, svuotato, smontato, rotto, usato larghe strisce di nastro adesivo. Attenti, ci sono cose fragili. A loro non importa, è un mestiere come un altro, senza cuore.
Si sposti, si metta da parte.
Parli con me ragazzino? Avrei voluto mollargli un calcio, invece mi sono seduta sul gradino, freddo con una crepa - qualcuno si diverte a scavarla.
Gli occhiali neri, che al mattino va così. La radio no, non toccatela - non ho riconosciuto la mia voce che gridava, dopo la quinta sigaretta.
La radio è l’unica certezza in questo giorno da cani. Li sento ridacchiare. Ridono di me. Non ho niente per loro, meglio dare tutto ai cani, anche il cibo ha cambiato posto.
Nelle scatole vuotate dai biscotti ho infilato le vecchie foto e sono giovane, sono vecchia sono nuda. Sono sempre io.
Cambiano gli uomini, le case, le auto che passano e gli stronzi del vicinato.
Cambiano la pelle, la cellulite e le mie labbra, i capelli arruffati che la tinta è essere schiavi. Resta tutto appiccicato ad uno specchio che deforma corpi e ricordi.
Le ultime scatole, signora, ora può chiudere la porta.

Adele Musso