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martedì 5 aprile 2016

Torna a chiamare aiuto


“Non ho più voglia di cercarlo” dissi “ho fatto due volte il giro dell’isolato e anche un po’ più in là.”
Agnese teneva il guinzaglio con una mano e l’osso di gomma nell’altra, mentre coi gomiti spostava i rami più bassi degli alberi del parco; aveva le ginocchia sporche di fango e gli occhi umidi.
“Ralph non si sarebbe mai allontanato da solo” osò pigolare; poi cercò il mio sguardo, ma venti centimetri sotto i miei occhi: “Te lo avevo affidato per dodici sole ore, Rudy; dodici ore del cazzo. Ti rendi conto?”
Non riusciva a guardarmi: sapeva che non doveva farlo; e non lo fece.
“Non dovevi lasciarmelo, te lo avevo detto.”
Sinceramente, non ero affatto dispiaciuto di questo accidente provvidenziale. Nel pomeriggio, quando si era fatto buio, avevo smesso di trafficare con le mie canne da pesca e avevo richiamato il cane, un paio di volte, per evitare che continuasse ad abbaiare infastidendo le auto sul viale. Solo in quel momento mi ero reso conto che non lo sentivo da un po’ di tempo.
Poco dopo, Agnese era rincasata e glielo dissi, netto, mantenendo la calma. Non avevo nessuna voglia di litigare, per quel cane rognoso che dovevo sempre cacciare a calci dal divano, e mi costrinsi a cercarlo con Agnese ancora per un po’.
Francamente, avrei preferito trovarlo schiacciato e sanguinante. In questo caso avrei inventato una buona scusa (forse neanche tanto buona) e l’avrei convinta, Agnese; da me l’avrebbe accettato. Tutto sarebbe stato semplice, come bere l’ultima scolatura di scotch dalla bottiglia.
“L’hai cacciato tu, il mio povero Ralph. Dimmi dove l’hai abbandonato, Rudy, ti prego, andiamo a prenderlo.”
Aveva la voce stridula del rimprovero piagnucoloso; non si rassegnava a tornare a casa e tremava di incertezza.
La guardai attraverso il fumo della sigaretta.
La strada era buia e la sua torcia non era più sufficiente a diradare l’ombra degli alberi nel sottobosco.
“Torno a chiamare aiuto” dissi.
Agnese non mi ascoltò, inoltrandosi nel fitto del parco e sguazzando nel fango con la sua stupida torcia inutile.

Tornai pigramente nella rimessa per farmi una frittata, per occuparmi delle mie canne da pesca.

FAbrizio Sapio