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mercoledì 20 luglio 2016

Non più andrai

- Jane -
- Father – Il pastore Austen ha aperto silenziosamente la porta - nessun cigolio – per non distogliere la figlia assorta, china sulla carta da musica. È l'ora del giorno in cui ognuno si dedica a vari passatempi, priva di incombenze particolari. Jane non è incline a intessere pregiate filigrane sul lino trasparente. E' un passatempo per altre signorine.
- Jane, dovresti dedicare un po' di tempo a trascrivere il Lacrimosa. Vorrei usarlo nelle funzioni funebri.
-Si, father, lo farò, senza dubbio.
- Bene Jane. Sono troppo indiscreto se ti chiedo a quale brano ti stai dedicando?
- Oh no – dice distratta, ma non risponde.


Sta ricopiando dalle Nozze di Figaro “Non più andrai”. Lo suonerà insieme a Molly, la figlia del palafreniere. È la sua migliore amica, si conoscono fin da bambine. Il pastore, suo padre, ha permesso questa amicizia, senza trovare sconveniente che la figlia di un sottoposto si intrattenesse con le sue.
Finì di trascrivere le crome sul pentagramma e rimase sospesa, con il pensiero altrove.
Tra le tende della finestra cadevano le prime ombre e si impadronivano anche delle tazze di porcellana azzurra dentro la credenza. I disegni azzurrini si indovinavano appena. Il cerchio di luce sullo scrittoio illuminava la carta da musica e il volto di Jane dal basso, mentre con due dita tamburellava sul tavolo, gli occhi persi nelle ombre e in quelle ombre vide Elizabeth in casa della signora Lucas discutere con Charlotte, prima che questa la pregasse di suonare.
- Oh, ti prego, suona Elizabeth.
E Darcy che si era già dato da fare a cambiare opinione un po' per volta sul suo conto. E mentre Elizabeth si apprestava al pianoforte, seguita dalla sorella Mary, saccente e presuntuosa, avrebbe notato che gli occhi di Elizabeth, così nocciola, forse erano anche intelligenti.
Tamburellò con le nocche e soddisfatta spense il lume.

Clotilde Alizzi