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sabato 22 marzo 2014

Pomodori pelati

Voglio che tu lo conosca! 
Portalo a cena stasera! 
Va bene, risponde Maria. Io la chiamo matta. Il suo nome comincia per emme, m di mamma, m di Madonna, m di Manson. Maria le contiene tutte, le sceglie, alterna le sue emme. È la mia migliore amica e ci tiene che io conosca il suo nuovo lui. Lo immagino già, si tratterà del solito pelato, ne sono certa. L'amore per i pelati ci rende ancora più amiche. Oggi c'è confusione, va di moda Renga le sue canzoni e la sua folta chioma; non si tratterà di ovazione del pelo? Io vado contro corrente. Ascolto la radio, sto in cucina e penso penso dove sono finiti i pelati di una volta, quelli che a cantare erano intonati: Dalla, Ruggeri. Penso penso ai pelati in auge Servillo, Verdone. Ai pelati colorati, Silvio, ai pelati Pippo e Mike, trapiantati in allegria, in un mondo grigio che sarà il colore del prossimo inverno. 


Penso penso alla mia Barbie, penso penso che me l'hanno adeguata e fatta in tutte le salse: oggi è depressa, con disturbi alimentari, ammalata, abusata dai Ken violenti che invece non hanno cambiato il loro look. Ken non si è ammalato, non si è adeguato. Penso penso che è rimasto uguale, con quei maledetti capelli spalmati sulla nuca marrone lucida che sa di gomma. Penso penso tutte queste cose mentre sto ancora in cucina e cerco dentro la mia dispensa gli ingredienti per la cena di stasera. Ci tengo a fare una grassa figura. Vado a velocità di mille giri al secondo tra le mie trentatré passioni. Afferro una latta di pelati. La strappo, ci guardo dentro, abbasso la testa, ci poggio il naso per sentirne l'odore. Voglio preparare un sugo importante, quello che faceva la nonna con tutto dentro, duroni, pettinicchi, costole, frattaglie, pezzi di carne, pezzi di salsiccia, pezzi. Ho cucinato molto, tutto pronto in grande stile, preparato il vino rosso, stappato, ossigenato. Non manca nulla, guardo intorno, giro, rigiro. Non mi sento tranquilla nemmeno pesante. Ma, mi accorgo che manca qualcosa. Punto gli occhi e vedo il mio dito vuoto, la mia mano nuda. Sono senza. L'ho persa! È scomparsa! Non ho più la fede. L'ho tenuta al dito per anni e ora non c'è più. Dove è andata a finire? Caduta tra un pelato o l'altro, tra un pezzo di maiale, salsiccia o cotenna! Che guaio! La fede è finita tra la salsa per sbaglio. Corbezzoli! Non é rimasto nemmeno il segno. Penso penso un solo dettaglio non rovinerà la mia serata. Non se n'è accorto nessuno. Rido, bevo, canto. A me non è mai piaciuto il sugo che faceva la nonna, stasera mangerò lo sformato di riso. Continuo a ridere, continuo la serata, approfondisco la conoscenza del nuovo pelato di Maria. Quanto serve, so che finirà. C'è caldo, mi sento scoppiare. Piena e allegra. Apro la finestra. Entra aria nuova. Leggera, frizzante. Penso penso stasera qualcuno avrà la mia fede e non lo sa.

Antonella Tarantino