“Cugghiuna pi lampiuna, prendesti cugghiuna pi lampiuna!”
Così dicemmo a Santina, quella dovrebbe
stirarsi camicia e lingua, quando lesse il Giornale di Trinacria, che a dire il
vero la notizia noi già la sapevamo, solo facevamo finta.
Ci sono le cose da omini e le cose da fimmine: funziona
così e le femmine che si vogliono occupare delle cose da omini non servono. Certo,
poi ci stanno quelle che hanno la testa malata, quelle che si fanno divorare il
cervello a morsi da certe idee bacate e si scordano rispetto, famiglia e dovere.
Santina di questa cosa non si faceva capace: “Amiche
mie voi non ci crederete! Nella piazza di Donna Fugata ci stava un gruppo di bagascette,
tre o quattro, a dir la verità. Protestavano
perché volevano votare pure loro per il plebiscito. Ma dove si è visto mai che
la fimminedda mette bocca in queste questioni? E tenevano pure loro i nastrini
tricolori! Volevano scimmiottare i forestieri, quelle svergognate! E che
c’impizzano loro con ‘ste quistioni? Domineddio creò l’uomo e la donna e ci
dette a ognuno il suo ruolo, ora queste bagascette se ne vengono che vogliono fare
l’arrevuoto e cagnare il bisecolo! E se cominciano così, Dio non voglia, tra
qualche anno le donne potranno pure fare i lavori di fuori e magari costringere
i maschi a fare i lavori di dentro. Il maschio che passa il cannavazzo! ‘O vidisti
mai il masculo c’o mantesino annanz?E che ce li ritroviamo tutti aricchiuna?
Bene hanno fatto a mandarle via quelle bbuttane consumafamigghia!”
Santina forse se la pigliava troppo a cuore, ma
noi lo sapevamo che quelle erano solo femmene e nient’, e che la sciocchezza di
far votare le donne tra qualche tempo se la sarebbero scordata tutti.
Il plebiscito era stato un successo. Li omini
ste cose le fanno a dovere, perché so’ cose loro. Certo, a noi ci pareva un
poco strano, l’impressione era che quei bravi cristiani non se ne passavan manc’
p’a capa della quistione, forse perché il Piemonte stava troppo lontano pure
per immaginarselo. Pure Napoli sta lontana, ma è un lontano diverso, e poi ci
stava il mare…
Però, com’è come non è Don Calogero, con un panciotto
tricolore addosso, la sera dal balcone di casa annunciò che i sì avevano vinto.
Grazie ai lampiuna e ai cugghiuna, che a mio cognato gli ha riempito la
dispensa di tumazzo e olio di oliva, fai il tuo dovere, gli ha detto. 515
votanti, 512 sì, zero no. Certo, noi con i numeri stiamo un po’ impicciate, ma
doveva essere così come diceva Don Calogero che era stato tutta la notte
presente allo spoglio e si era consumato gli occhi alla luce di quelle candele
che si spegnevano una continuazione mentre contavano le schede- questo ce lo
disse Menico, che aveva passato al palazzo comunale tutta la giornata, anche se
aveva visto poca gente che andava a votare e continuava a dire che il conto non
gli tornava e a grattarsi la testa pelata perché non si era raccapezzato di fronte
a tutte quelle schede, ma forse era solo colpa del rosolio-.
Tutti applaudivano che finalmente Donna Fugata
era impiccicata col Piemonte, mentre la banda suonava, coprendo le parole
importanti di Don Calogero ogni volta che faceva per leggere i risultati.
Pure Santina alla fine applaudiva, anche se non
era troppo convinta perché pensava ancora a quelle quattro bagascette e alle
loro pretese e a quanti sbuttanamenti si erano pigliate dai liberali e alla
vergogna che aveva provato per loro. Poi, quattro giorni dopo, ci dissero che
sul Giornale di Trinacria ci stava un articolo che parlava di queste signore di
Donna Fugata che il giorno del plebiscito avevano voluto manifestare la loro
“partecipazione sentita” e avevano voluto dare “sostegno ai nuovi destini della
Patria”, sfilando in piazza tra il consenso e l’acclamazione generale.
E allora tutte a dare contro a Santina, che si era
sbagliata perché lo vedi che le femmine stanno al loro posto, che aveva
pigghiàto cugghiùna pì lampiùna, perché ci stava scritto pure sul Giornale e
quelli che scrivono il giornale sono uomini seri di lettere e che ci tenevano a
dire che Donna Fugata fece fare bella figura con Palermo.
Cugghiuna per lampiuna, esattamente.
Annalisa Scassandra