Oggi è giornata di
sbarazzo e pulizie. E mi dispiace.
Io che ho servito
in casa Salina per settant’anni rotti, che ho lavato le mutande lunghe di
Maria Stella e quelle macchiate gialle del principe, io che mi sono presa la
valeriana quando fu del matrimonio di Tancredi, io che ho assistito a balli,
balletti, tagliate di sacchi e svuotamenti di borsellini, io che ho guidato le
operazioni di trasloco, che ho preparato biancomangiare con latte e acqua
perché il latte non bastava, io che ho rammendato tovaglie e rigirato colletti,
che ho ricevuto gli ospiti al buio per non far vedere i divani laceri.
Lo imbalsamarono,
così aveva voluto il principe, gli misero gli occhi di vetro, all’inizio mi
sembrarono diversi, poi mi ci abituai. Gli parlavo come quando era in vita.
Quella, la custode
dell’onore dei Salina, mi ha detto di buttarlo, levatemi questo cane fradicio
che fa solo polvere, levatemi lui e questo casato di dosso, voglio morire
Concetta, senza cognome.
Così ha detto.
Non sono stata io a
lanciarlo dalla finestra, mi sono girata la faccia per non vedere, per me certe
cose non si fanno.
Giorgio D'Amato