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lunedì 13 giugno 2016

Falsi famosi: Il Riso Soffiato

L’oriente del mondo ha costruito sul riso la sua civiltà, ne ha ricavato ogni tipo di cibo, bevanda, oggetti d’uso comune e non comune, carta, vino, polpette.
Il riso noi in Italia lo conosciamo soprattutto nella sua forma di risotto alla milanese, di sartù e di arancini, viene coltivato nella pianura Padana, tra Vercelli e Novara e Pavia, con grande dispendio di energia umana, di acqua e di zafferano.

Alcuni studiosi del riso ritengono di fissare il luogo d’origine di questo cereale idrofilo nelle terrazze paludose delle colline intorno al fiume Jang-tse. Altri sono convinti che un luogo d’origine non sia sempre così scontato. Ci sono esempi di attori di cinema nati in un paese, che hanno raggiunto la fama in un altro paese e tutti per questo motivo pensano che siano originari del secondo paese, quello della fama, e anche molti anni dopo la loro morte continuano a pensare la stessa cosa. Questo tipo di deformazione geo-cinematografica è più diffusa di quello che si pensi, ma non è il tema di questo pezzo.

Il problema della collocazione geografica semmai si pone a causa del fatto che permangono attriti e attribuzioni errate riguardo al riso e alla sua area di produzione, tanto che esistono popolazioni che non ne fanno uso per partito preso, offese dalle continue modifiche di attribuzione.

I grandi consumatori di riso, che noi identifichiamo con gli orientali in genere, in realtà non lo conoscevano come alimento, ma usavano i chicchi per segnare i numeri sulle cartellette della tombola. Dopo i primi decenni di tombola, però, i cinesi hanno cominciato a guardarsi intorno e alcuni di loro in visita a Milano hanno scoperto che il risotto allo zafferano con gli ossibuchi era un piatto molto in voga. Cosa fare, si chiesero allora i visitatori cinesi, di certo non staremo a guardare mentre un piccolo paese a forma di stivale si riempie la pancia di riso e noi ancora aspettiamo di fare un terno o una cinquina a tombola. Nasce così l’idea tutta cinese di produrre il riso falso, con una miscela inerte di amido e colla vinilica e qualche sostanza stabilizzante, insomma in tutto e per tutto identico al riso vero di Vercelli e Novara, che neanche una mondina avrebbe potuto smascherarlo. Una faccenda dai risvolti oscuri, perché le tonnellate di riso prodotte e invendute in Italia presero il largo su navi mercantili dirette in oriente, per una beffa del destino andarono a riempire le cartellette della tombola cinese.

Nelle case lombarde, il nuovo riso venuto dalla Cina prese subito piede a causa del suo prezzo molto inferiore al tipo italiano, ma le prove di risotto non diedero i risultati sperati, i chicchi cominciarono a saltare sul doppio fondo delle casseruole e si trasformarono in fiocchi esplosi di riso, pallottole gonfie e croccanti che del morbido risotto mantecato non conservavano neanche l’odore. Riso soffiato, lo chiamarono, nel senso di rubato, consci della situazione d’imbarazzo che si era creata. I cinesi se la spassavano intorno a un tavolo giocavano a tombola e talvolta pure vincevano la quaterna o la cinquina, gli italiani si ritrovarono le pentole straripanti di palline leggere.

Per fortuna l’italiano è uno che non si perde d’animo, un pasticcere piemontese di passaggio da amici in un locale di Milano, rimase colpito da quel riso leggero e scoppiettante, ebbe l’idea di mescolarlo con il cioccolato al latte e ne ricavò delle barrette. La barretta di riso soffiato e cioccolato adesso ha sostituito definitivamente il risotto allo zafferano, anche i cinesi ne vanno matti e ne importano enormi quantità da sgranocchiare durante le serate invernali di tombola. 

Raimondo Quagliana