Riemerse da un altro mondo, la
stanza si mise a fuoco come una rivelazione. Aveva deciso di fare il bagno a dispetto della paura delle
malattie di tutti quelli che si erano lavati lì prima di lei – quando si faceva
la doccia metteva le infradito –, aveva comprato un detersivo con un nome
aerospaziale e parecchi acidi dentro, aveva strofinato e sciacquato, strofinato
e sciacquato e sciacquato e sciacquato fin quando il colore della vasca le
era sembrato diverso. Adesso i secondi
erano gonfi di attesa, facevano cerchi sulla superficie dell’acqua contando
insieme a lei, adesso che anche la coinquilina francese aveva smesso di girare
per casa con la musica orrenda che ascoltava – vitesse, diceva, la vita ha
bisogno di velocità, altrimenti muori, e anche la mia musica è così, e infatti
non c’era mai, andava sempre di corsa e nel bagno lasciava isolotti di schiuma,
capelli, mutande – adesso poteva concentrarsi su quando lui sarebbe tornato dal
lavoro, e si diceva che aveva ancora tanto tempo da far passare eppure di non
rilassarsi troppo e finire con l’essere in ritardo come al solito.
Aveva riso e
la risata era echeggiata nella casa vuota. Non avrebbe mai pensato di fare la
casalinga anni Cinquanta. Non è questo che sono, e non lo sarò, e aveva immerso
la testa, il mondo si era azzerato, e aveva visto tutto quello che avevano
passato insieme, i giorni chiusi in una stanza e i litigi sotto la pioggia, il
sospetto che quello fosse un amore ormai avariato, la paura del tradimento, ma
non era vero, adesso, sott’acqua, riusciva a vedere anche i pomeriggi d’estate,
gli schiticchi alle due di notte, i tuffi da posti che adesso le avrebbero
fatto paura, la sensazione, no, la certezza di essere invincibili. Era perché
avevo sedici anni, o perché ero innamorata? Vide chi quelle sensazioni le
provava per la prima volta – e sorrise, lì sott'acqua, perché era felice, era
felice e aveva una paura fottuta. Vide sua madre e si sentì in colpa, le aveva
fatto del male senza volerlo, non aveva nemmeno una ragione per odiarla, vide
Elettra che uccideva la madre con la complicità del fratello per vendicare il
padre, no, non era il suo caso, solo sentimenti semplici per lei – solo un’altra
fantasia. Forse se avesse trattenuto il fiato ancora per un po’ una di quelle
immagini l’avrebbe potuta fermare, e portare tutte le cose che contavano in
quel bagno sudicio, forse se fosse andata più a fondo avrebbe trovato il
mistero della sua anima, avrebbe potuto guardarsi specchiata, anche le cose che
non voleva sarebbero state davanti a lei e non avrebbe chiuso gli occhi. E invece la testa tornò a cercare ossigeno, i
capelli si appiattirono sulla fronte, e mentre qualcuno al piano di sopra
spostava mobili e un odore di marijuana si diffondeva per l’appartamento di
nuovo animato, lei pensò che c’erano dei curriculum da inviare.
Valeria Balistreri