A Natale la municipalità abbellisce la città, hanno messo transenne, aree pedonali e zone ZTL. Il freddo è pungente e se le macchine non possono circolare, i barboni sì. Pietro è tornato dopo aver passato l'estate al fresco della Favorita, dove ci sono baracche di amianto e lamiere, proprio vicino a Via del Fante. E' vero che lì la popolazione si è arricchita di immigrati, le solite puttane e relativi guardoni, ma d'estate c'è fresco.
Si è portato anche il cane insieme ai cartoni e coperte, si sente più famiglia così, invece di essere solo come un cane è solo con un cane. Non manca di pidocchi, piattole e via discorrendo, ma quelli li sente solamente. In città si è scelto uno spiazzo niente male, ben porticato, esposto a Sud, poco ventilato, poco frequentato che tanto i negozi chiudono a raffica.
- Ah … - fece Pietro. Ti conviene tornare domani sera, che so più cose. Però ormai per stasera restati. Poi si vede.
Se ne va così, tirandosi la gamba, che il parcheggiatore c'ha un difetto, la trascina, e fuma il sigaro, lo tiene nel taschino e lo tira fuori appena ne ha voglia. C'ha la fronte pestata, lui dice che ha sbattuto, ma Pietro sa che non è vero.
Il giorno dopo Pietro ritorna, lo spiazzo è sbiancato, il porticato sembra una pista da ballo con le lucine che girano, stelle di Natale e luccichini. Che bella, dice Pietro! C'è una capanna con Maria e Giuseppe, il bue, l'asinello, la mangiatoia. Le luci di Natale si alternano al suono di canti celestiali. Si ferma sotto un ramo di ulivo all'ingresso della capanna. C'è l'Angelo, un Pastorello, la pecora e più in là il cammello dei Re Magi. Resta incantato, le luci cambiano il suo viso in rosso e blu.
- Ma noi quando mai abbiamo avuto 'na casa così bella, Marù!- Poi apre il giaciglio di cartone sotto il ramo d'ulivo, si stende con le coperte tirate fin sopra il naso. Il cane abbaia alla pecora, Pietro lo chiama e si addormentano l'uno stretto all'altro.
Clotilde Alizzi