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sabato 29 marzo 2014

Nebbia

Non sono molto esperto, di nebbia. Nelle città del sud in cui abito non c’è quasi mai, di più nei paesini montani dell’entroterra, la mattina presto o la sera, quindi non ci sono abituato. Delle volte, quando le nuvole scendono a incappucciare la montagna, quella sembra nebbia, ma è una nebbia al contrario, che viene dall’alto. La nebbia vera sale dalla terra, è un fumo che si fa strada tra le zolle e sbuca fuori. L’ho vista l’altro giorno sulla pianura padana, tra Parma e Piacenza. È stata l‘unica cosa che sono riuscito a vedere, un muro di ovatta davanti e dietro, un gigantesco pannolone per l’incontinenza, però freddo.

Chi abita in quelle zone sa bene dove andare, perché la curva ti si presenta di fronte all’improvviso e devi avere già previsto la sterzata e tutto. Chi abita in quelle zone, quando esce da casa, il suo navigatore dentro la testa è già all’erta e prepara una mappa virtuale. 
Io non so come fanno, a me le strade sembrano tutte uguali. Anche quelle della mia città. Non riconosco i punti di riferimento. I negozi di abbigliamento, le friggitorie, i bar hanno cambiato gestione e insegne a mia insaputa, i cartelli stradali, gli operai del comune li sostituiscono durante la notte.
Quando arrivo all’incrocio, prima di svoltare a destra o a sinistra, mi chiedo: adesso da che parte vado? Poi mi faccio coraggio e scelgo a destra. Scopro che ho fallito subito dopo aver svoltato l’angolo. Dopo avere circumnavigato tutto il palazzo, ricomincio da capo e imbocco la traversa a sinistra, è sbagliata anche questa, avrei dovuto proseguire dritto.
La mia auto, da sola, saprebbe dove dirigersi, dopo anni di mie indecisioni, ha imparato a memoria tutto lo stradario della città, fino alle periferie estreme. Si è usurata soprattutto per questo, dal lato psicologico, più che da quello fisico-meccanico, e adesso, prima del raggiungimento dell’età di legge, reclama garage e relax.
Seduto al volante, continuo ostinato per tutta la mattina i miei tentativi di svolta, destra sinistra dritto rovescio. Così spesso mi perdo, a Palermo, come se fossi immerso dentro la nebbia fitta della pianura padana.
Raimondo Quagliana