
Chi abita in quelle zone sa
bene dove andare, perché la curva ti si presenta di fronte all’improvviso e
devi avere già previsto la sterzata e tutto. Chi abita in quelle zone, quando
esce da casa, il suo navigatore dentro la testa è già all’erta e prepara una
mappa virtuale.
Io non so come fanno, a me le strade sembrano tutte uguali.
Anche quelle della mia città. Non riconosco i punti di riferimento. I negozi di
abbigliamento, le friggitorie, i bar hanno cambiato gestione e insegne a mia
insaputa, i cartelli stradali, gli operai del comune li sostituiscono durante
la notte.
Quando arrivo all’incrocio,
prima di svoltare a destra o a sinistra, mi chiedo: adesso da che parte vado?
Poi mi faccio coraggio e scelgo a destra. Scopro che ho fallito subito dopo
aver svoltato l’angolo. Dopo avere circumnavigato tutto il palazzo, ricomincio
da capo e imbocco la traversa a sinistra, è sbagliata anche questa, avrei
dovuto proseguire dritto.
La mia auto, da sola,
saprebbe dove dirigersi, dopo anni di mie indecisioni, ha imparato a memoria
tutto lo stradario della città, fino alle periferie estreme. Si è usurata
soprattutto per questo, dal lato psicologico, più che da quello
fisico-meccanico, e adesso, prima del raggiungimento dell’età di legge, reclama
garage e relax.
Seduto al volante, continuo
ostinato per tutta la mattina i miei tentativi di svolta, destra sinistra
dritto rovescio. Così spesso mi perdo, a Palermo, come se fossi immerso dentro
la nebbia fitta della pianura padana.
Raimondo Quagliana