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domenica 27 luglio 2014

AAS Vintage: Io sono Anna

Il vagone è freddo, poca gente in viaggio. Ultimi tremori d’inverno. Scorrono davanti a me paesi sconosciuti nella steppa infinita. Alberi rinsecchiti segnano di nero un cielo cobalto. Ho un cattivo presagio, un senso di nausea, un lieve malore. Non ne capisco il motivo. Sto andando a Mosca. E’ un viaggio necessario: devo convincere mio fratello a rinunciare alla sua storia clandestina: la sua famiglia è in pericolo. Malgrado il nobile intento, qualcosa, però, mi trattiene: in effetti non volevo partire. Due notti fa ho sognato un treno che correva veloce verso il nulla. 

Mi sono svegliata di soprassalto, fuori nevicava, sono corsa nella stanza del mio piccolo e l’ho abbracciato. Povero caro, che paura avrà preso. Ma non è solo questo a rendermi inquieta. Sono quegli occhi. Scuri e impenetrabili. Un attimo impercettibile e mi sono sentita mancare all’improvviso, come se non avessi più punti fermi nella mia vita. Sola in mezzo alla steppa siberiana. E’ seduto una carrozza più avanti Si accompagna alla contessa Vronskij. Deve essere il conte, suo figlio, il giovane ufficiale. Quello di cui è innamorata la giovane Kitty. L’ho visto alla stazione. Era triste, pensieroso, lo sguardo assorto e poi: un lampo. Uno sguardo ci ha uniti. Ho avuto un momento di trasalimento, un tremore. Non so se lui lo abbia avvertito. Sono salita di corsa sul vagone. Se davvero è lui, forse, allora lo vedrò al ballo. Ecco, vedo la scena: indosso un abito nero. E’ nero come la passione, come la notte scura, come quel treno nel sogno, come il burrone che guardo sotto di me. Ma cosa mi succede? Io non capisco tutti questi pensieri nuovi che mi assalgono e mi prendono allo stomaco. Sono una donna sposata di trent’anni! Ecco che il treno si ferma. Scenderò da un’altra parte. Devo fuggire. Prendo il bagaglio, veloce. Ma più veloce è il mio cuore impazzito. Qualcuno si avvicina. Ah contessa, allora era proprio lei. Certo. Sì, ne ho sentito parlare. Suo figlio, il conte. Molto onorata. L’angolo della sua bocca socchiusa. 
Io sono Anna. Anna Karenina.

Maria Luisa Florio