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lunedì 22 dicembre 2014

Orrori natalizi: Le zie grasse

Le due zie grasse le avevano portate un’ora prima – vi dispiace se le lasciamo qui, andiamo a comprare alcune cose e torniamo. Loro il regalo di Natale l’avevano solo per il bambino: un peluche vestito di rosa e con un cappellino sulle orecchie lunghe. Subito quel peluche ebbe un nome, l’orso frocio.
E adesso che facciamo?
Sedetevi, accomodatevi.

No, la poltrona no, che poi chi ci solleva? Ci mettiamo a tavola. Sedettero e si guardavano intorno, che bel fuocherello da questo camino, ne avessimo uno uguale, a casa nostra si muore dal freddo – e intanto sul tavolo – tra decori di vischio e pigne dorate - venivano disposti i contorni: la zucca gialla in agrodolce, la caponata, i funghi trifolati, i salumi affettati sottili.
Che buono questo prosciutto crudo, non ne mangiamo da due anni, a noi piace solo quello di Parma che ci porta nostro nipote Claudio. Ora Claudio si fa le vacanze a Torino e noi restammo senza prosciutto. Un po’ lo assaggiamo. Vero buono è. Ma in quale salumeria lo comprate?
Sulla tavola arrivarono anche le pastelle di broccoli e cardi. Certo che calde hanno un altro sapore, noi una la assaggiamo, calda calda, ce la dividiamo, a casa siamo solo noi due, non le facciamo mai, che poi chi se le mangia? Io assai assai una, mia sorella neanche  mezza. Vero buone sono, Rosalia, ma come le fai? Ci metti la birra nell’impasto? Ti gonfiarono che sono una meraviglia, a noi venivano piene di olio.  E calde sono magnifiche.
In quella casa gli odori si sovrapponevano: soffritti, arrosto, grattò di patate.
Davanti le zie grasse furono poggiate tutte le portate pronte per quel cenone in cui non sarebbe mancato nessuno, persino i parenti nuovi – Mariuccia adesso conviveva ed era sembrato giusto invitare tutti i genitori e le zie di Gino. Sarebbero stati almeno in trenta, di fatto ancora non era arrivato nessuno.
Le assaggiamo le zucchine? Io prendo un’altra pastella.
Alle nove si presentarono tutti insieme, tra pellicce e giacche pesanti e incarti di cassate e regalini e piatti pronti. 
A tavola non c’era quasi nulla, le zie grasse avevano imperversato con le loro forchette - rubiconde e gioiose così si rivolsero agli arrivati: cuore mio, aspettavamo voi, ci sono cose buonissime!

Da allora le zie grasse furono chiamate “pale meccaniche”.

GD