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venerdì 27 marzo 2015

AAS LAB : Dolere


Uno, due, tre... respira, forza più forte. Ancora. Riesco a sentire solo questa voce che mi urla cosa devo fare. Non ho scelta ormai. Io faccio tutto quello che mi dice di fare, forse a volte mi confondo, non rispetto le sequenze giuste, spingo quando devo respirare e respiro quando devo spingere. E se trovo il respiro. Un dolore pulsante alla testa. Sono avvolta da fili collegati alle macchine accese da più di 7 ore. A ogni contrazione conto uno, due, tre secondi fino a dieci.
Urlo. Ho finito le parolacce che conosco. Spingo. Una pentola a  fuoco vivo sotto il  mio  ventre. Ora in sala operatoria. In frantumi. Non mi fermo, sudo freddo, tremo. Mi rovistano dentro. Marco mi tiene la mano. L'espressione del suo viso cambia a intervalli in una condivisione opposta. Sembra soffrire con me  della mia fatica, a tratti invece si compiace che tutto questo stia accadendo e gratifica il suo orgoglio di maschio atto a preservare la specie umana. Sta per nascere suo figlio, e pure maschio come lui!
- Sai che in Italia non nascono più bambini, siamo a crescita demografica zero! Non  me ne fotte un benemerito cazzo delle tue statistiche! Ho pensato così, ma non ho detto niente. Sono stata in silenzio per 9 mesi. Avrei voluto dirgli che con quel cosino che si ritrova tra le gambe non sarebbe riuscito a mettere incinta nessuna. 

Ora lui è accanto a me. Si sente in colpa. Prova felicità. Lui non sa di non essere l'artefice di tanto dolore. È talmente citrullo da riuscire a scorgere una sua somiglianza nel viso di quel bambino che oggi, per tutti, è suo figlio. Marco pensa di essere padre. La mia mossa ingannevole a buon fine. Provo rincrescimento per lui. Ho fatto un bel lavoro. Mi spiace ammetterlo.

Antonella Tarantino