Google+

giovedì 9 aprile 2015

Caffè e sigarette

Sta guardando le due carrozzine, ferma sul pianerottolo. Rosy le dice: - Quella non vuole farmi più stendere la biancheria. E poi sottovoce: - Mi butta le cicche accese - Rita sale le scale sgangherate con le due sacche della spesa. 
 - Fermati a fumare con me. - la invita. Rosy le offre il pacchetto, lei posa la sacca sul primo gradino, allunga la mano e sfila la Merit '100. Rapida, Rosy, prende la borsa e la spinge dentro. Chiude la porta dietro le spalle e ciabatta verso il tinello. 

Ha messo sul fuoco il sugo, e gli infissi – maledetto il padrone di casa che non sente ragioni – sono imbottiti di stracci a caduta dentro le fessure a smorzarne gli spifferi.
 - Tuo marito non c'è? - Annusa l'aria, Rita, non ama incontrare Tommaso. Si sono sempre fiutati e, a pelo, odiati. Non sopporta l'odore d'alcool che emana e che metta le mani addosso a Rosy. In ogni senso. Lo affronterebbe a mani nude con quelle spalle larghe e quei bicipiti scolpiti dalle spese che trascina. Tiene su il ventre ed è scattante e piatta. Fumano sedute al tavolo, allungano le gambe. Sono stramaledettamente belle le gambe di Rita, affusolate sin dalle caviglie, neanche un buco di cellulite, scolpite dalle scale, le corse alle poste e le sigarette. Fumano guardando il velo che rarefà l'aria e i discorsi lenti. - Faccio il caffè. Quella ha deciso di farmi scoppiare, ma io le cavo gli occhi con queste stesse unghia! - 
- Vai ancora a fare le pulizie da quella? - Ammicca verso il lanternino sulla parete in alto a sinistra. Ma non è là che abita “quella”. Rita si riferisce alla signora dalle unghia laccate e dal marito ricco che le porta le banconote contanti, ogni sera gliele butta sul grembo che poi disdegna. Rosy va a farle le pulizie. Sbatterebbe le banconote sul tavolo ogni volta che quella la paga. Tirata... tirata quella. Che ne sa, “quella”, che il marito, porco, le si struscia addosso ogni volta che può e se lo fa venire duro subito, appena sente il suo odore. E che lei a volte si lascia toccare, per dispetto. Lui le allunga gli extra, ma solo dopo che ha finito tutto il servizio. Ma lei non lo fa per i soldi, gli piace tenerlo sulla corda, vendicarsi di tutta quella ricchezza, del loro puzzo che non se ne va neanche se passa la lisciva dieci volte sui pavimenti.
Rosy strizza gli occhi e tira fuori una risatina roca che gorgoglia dentro la gola per farsi poi sonora. E giù a ridere, dopo aver lanciato in alto il fumo facendo schioccare con eleganza la lingua contro il palato e soffiato lungo. - Aspè che si atttacca il sugo...- Corre in cucina che il caffè ha bollito borbottando e il sugo schizzato dappertutto il malumore d'essere stato trascurato. Rita le va dietro. Non resiste all'odore del caffè, lo sorseggia già in cucina, dalla tazza bollente. Si scotta le labbra e la lingua. Poi accarezza la schiena di Rosy, imprecante contro il sugo e che le tocca rifare tutto da capo. Le infila una mano sotto la maglietta fino al seno nudo e libero. Lo accarezza a mano piena, misurandolo tra le dita che ne conquistano ogni centimetro. Freme Rosy, alla sprovvista, turgide le labbra la raggiungono sul collo. Lancia indietro la testa e tra gli occhi a fessura interroga muta Rita che continua adesso ad attirarla a sé. Ridono piano guardandosi, poi scappano allacciate, rincorrendosi e prendendosi. - Aspè...-


Clotilde Alizzi