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venerdì 17 aprile 2015

La pasta con le sarde

Il piatto era spettacolare: bucatini, finocchietto di montagna, pomodorini di Pachino, cipollotti scalogni, aglio profumato e quella polvere dorata di pangrattato tostato con zucchero e sale. 

Le sarde furono le prime a lasciare il piatto, erano stufe marce per aver perso colore e motilità dentro al sugo. Si ricordavano, loro, quando erano libere di virare con un colpo di coda da uno scoglio all'altro. A seguire sgattaiolò via il pomodorino, si sentiva spezzettato ma orgogliosamente se ne andò, portandosi dietro la cipolla e l'aglio. E senza pomodoro si sentivano nudi i bucatini. Erano lucidi e bianchi come vermicelli di prato.
Strisciarono via portandosi le paillettes profumate di pangrattato tostato. Erano un bel numero di varietà. Scintillanti ballavano lungo il marmo nero e poi ritti si intrecciavano in evoluzioni contorte.
Le Sarde agghindate dietro le quinte da vere star erano eccitate e sguscianti, si aggiustavano coroncine di pomodorini e clips ai lobi come coralli. Luccicanti di cipolline a striscioline che le fasciavano ai fianchi, saltellavano da uno specchio all'altro, ciarliere e flessuose come hawaiane.
Ad un tratto si alzò il sipario e avanzarono tra due file di boys. Alti alti e lunghi lunghi bianchi Bucatini chinavano il capo al loro passaggio e si toglievano elegantemente la tuba di pinoli e uvetta.
E che inchino! Luccicavano di pangrattato tostato le luci della ribalta!
Arrivò così una sinfonia di violini e un buffo Aglio in livrea e tuba battè due volte la bacchetta sul leggio, cadde un fitto sipario di finocchietti in groviglio, sembrava un bosco, leste le sarde hawaiane danzando sulla sinfonia, risalirono gli steli come liane, volarono da una all'altra in un tripudio grazioso di gesti e musica. Il grasso Aglio si muoveva agile e nel movimento era quasi grazioso.
Tutto sembrava andasse per il meglio ma un imprevisto incombeva, anzi una catastrofe si abbatteva. Rumori improvvisi, graffi sull'impiantito distolsero tutti  mentre due occhi di brace , baffi lunghi e ispidi avanzarono come un Gulliver nel paese dei lillipuziani. Fu un fuggi fuggi generale. Gatto abbrancava le sarde in volo sulle liane/finocchietti triturandole tra fasci di bucatini sbiancati di stupore, cui volavano via pinoli e uvette. Le fauci della belva amazzonica si tingevano di rosso, ma tranquilli si trattava di pomodorino schizzante.
- Si salvi chi può - Fu l'urlo generale.
Alcuni raggiunsero appena in tempo la dispensa: chi ritornò nel cesto, chi dentro al cellophane. 
Per altri non ci fu niente da fare. Si aprì una voragine buia e nera, triturati e spezzettati finirono dentro al sacco dell'immondizia.


Clotilde Alizzi