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giovedì 7 maggio 2015

Il Re merluzzo - rewind

Mi chiamo Sandrino, ho 4 anni e sebbene quando ne avrò 10 e fino a 16 mangerò al McDonald, dai 17 ai 25 nei pub, dai 26 ai 30 nelle pizzerie, dai 31 ai 34 nei ristorantini e a 35 aprirò (finalmente) il mio primo Slow Food, ho già cominciato a parlare col cibo.

O meglio è lui che mi parla, mentre io ascolto ciò che ha da dirmi.
Ieri mi è capitato di ascoltare una vera rampogna. Veniva dal merluzzo che avevo per cena.
Se ne sarebbe tornato volentieri a casa, mi diceva.
Il merluzzo stava già spiaccicato sul piatto col sapore di niente. Stava lì con un grugno che, sulla faccia di un merluzzo, giuro, non avevo mai visto.
«Beh! Che fai, non mi mangi? Sbrigati non mi piace stare qui.» Disse.
«Ma con chi ce l’hai?» Chiesi.
«Sono arrabbiato.»
«E con chi?»
«Con chi? Con chi!? Con voi! Popolaccio di mediterranei dalle acque calde e dal cervello molle, ecco con chi ce l’ho! Sono stato 5 ore al mercato ittico, sotto il sole di questo luglio palermitano, in attesa del pescivendolo che doveva comprarmi per poi vendermi a tua madre, e per tutto il tempo non ho sentito che offese a mio padre e a tutta la mia razza. »
«Offese?»
«Sì. Offese. Guarda che non sono mica scemo. C’era un tizio con lo sguardo per niente intelligente e l’ho sentito chiamare per cinque ore di fila BACCALA’;e baccalà di qua e baccalà di là, ma dico ti pare giusto? C’era un altro tizio che pareva più morto che vivo, allampanato e rinsecchito, beh! Per tutta la mattina non ho sentito altro se non “Muoviti pezzo di STOCCAFISSO!”. C’era anche un ragazzetto, ancora senza peli, che non riusciva ad issare le casse di pesce. Non mi è parso avesse un nome diverso da merluzzetto. Merluzzetto, capisci? Io che sono il Re del Mar di Groenlandia, del Mar di Norvegia, del Mare del Nord! Conto più del salmone che voi mangiate per le feste importanti, e qui vengo trattato come il più inutile e insignificante dei pesci, ma stiamo scherzando?»
Compresi a pieno le sue lamentele. Gli feci, allora, una corona di prezzemolo e gliela misi in testa. Presi i soldatini di patate e glieli misi intorno come una valorosa scorta.  Gli diedi anche uno stuzzicadenti perché gli facesse da scettro.
D’un balzo lo vidi ricomporsi e nuotare nell’aria. Lo vidi tuffarsi dentro la pentola calda e da quella, spariti limone ed alloro e raffreddata in un tocco, uscire di nuovo col suo bel colore d’argento. Lo vidi ancora, più vivo che mai, nuotare nell’aria e raggiungere il mercato, poi il pescivendolo che lo aveva ceduto a mia madre. Tornato nella cassetta e presovi posto, lo vidi partire per il mercato del pesce. Lì, pareva l’aspettassero il container e un cerimonioso trasportatore, quest'ultimo gli fece l'inchino con la mano sullo stomaco e la fronte piegata fin quasi alle ginocchia. 
S’imbarcò, tronfio, pettoruto e col prezzemolo in testa. Direzione Norvegia.

Il mare l’accolse con onde di festa, giusta accoglienza per il ritorno di un Re.

Adelaide J Pellitteri