Google+

venerdì 10 luglio 2015

Il genere "giallo" secondo AAS

I romanzi gialli non sono veramente puliti, di solito c’è un pavimento che viene sporcato di sangue – ecco perché stanno sui coglioni alle cameriere.
Il morto di solito ci scappa nelle prime pagine. A questo punto un investigatore decide di capire chi è stato l’assassino – questo passaggio alle cameriere sta tremendamente sui coglioni, soprattutto perché l’investigatore va in giro a far domande inutili lasciando pure impronte sui pavimenti.
A pagina 30 di solito un dettaglio svela inequivocabilmente chi è l’assassino (cosa che non viene notata dalle cameriere che, a quel punto, sono troppo prese da scope mocio spic-span).
A pagina 121, dopo che tanti vengono accusati ingiustamente, viene svelato il nome dell’assassino (puntualmente le cameriere – ormai hanno i coglioni veramente rotti - dicono “io l’avevo capito”).
La narrativa di genere giallo ha prodotto grandi capolavori, tra questi il famoso “Dieci piccole cameriere” – queste sono un gruppetto di ragazzone annoiate che vengono portate in un isolotto con un preciso intento, ammazzarle ad una ad una.
Sarà per l’incapacità dell’assassino – pistole scariche, corde che si spezzano, veleni scaduti, pugnali spuntati -, ma dopo tre giorni il numero di cameriere è sempre uguale, la conta viene fatta ogni mezz'ora. Le stesse, annoiatissime, non fanno che ripetere “vediamo chi è la prima a morire, già me lo immagino, ci stiamo rompendo i coglioni”. Al quarto giorno le cameriere cominciano a prenderci gusto ad essere servite e riverite. Stanno tutte in terrazza ad ordinare long drink e a leggere romanzetti gialli.

Morale: il romanzo “Dieci piccole cameriere” – scansato come la morte dai lettori di genere – è diventato una pietra miliare nella narrativa di emancipazione femminile ufficializzando lo sdoganamento della parola "coglioni" nel linguaggio femminile.

Giorgio D'Amato