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venerdì 20 novembre 2015

Il gattopardo raccontato dalle cameriere: le forchette di Casa Salina

Da sotto, nelle cucine, si capisce quando il principe ci ha i suoi momenti di nervoso, si sentono tremare le travi di legno del soffitto e il filo di salsiccia asciutta appeso nella dispensa si muove da solo, pare il porco che si è rianimato.

Madonna santa, quell’uomo, Don Fabrizio, è un gigante; ci ha le mani come due schiaccianoci, che in quei momenti di nervoso se prende un soldo lo fa diventare una cosa che non si conosce più. Quando sparecchio la tavola dentro il suo piatto ci sono dei braccialetti d’argento, rotondi precisi, che prima erano forchetta e cucchiaio e lui li ha storti con quelle dita. La principessa Maria Stella, dalla faccia si vede che è dispiaciuta di questa cosa,ha preso l’abitudine che ogni due tre giorni mettei braccialetti d’argento in una borsa di tela e manda Turi in paese, alla bottega dell’orefice. Quello li raddrizza, tutti questi cucchiai e forchette,li fa tornare nuovi nuovi. C’è un traffico! 
Turi ci ha la sua età, non se la fida più a strascinarsi quel sacco avanti e indietro, però si lamenta solo con me,nella cucina, quando è sicuro che nessuno lo può sentire.Se ne esce con parole così brutte che non si possono ripetere. Dice che alla taverna del paese ha incontrato certuni che si capisce sono conoscenti di un parente di uno di quei Mille di Garibaldi. Gli parlano male del principe e lui si sta facendo convincere, ignorante analfabeta. Dice che il principe ormai a casa sua non passa e non conta, ma se non era per don Fabrizio a quest’ora eravamo tutti e due morti di fame a rapocciare le olive.
Quei Mille di Garibaldi, che sono anche loro un po’ morti di fame, quando sono arrivati in paese, uno di questi si è venduto all’orefice tutte le posate che avevano sulla nave, per una spicciolata di soldi. Certo, perché sono d’argento che sembra vero, invece è ferro, una specie di ferro lucido come l’argento. L’ha sentito alla taverna, Turi - e lo disse solo a me - che le forchette fasulle l’orefice le manda alla villa, al principe, al posto di quelle buone. In questo modo Don Fabrizio si può sfogare quando è arrabbiato e torcere tutte le forchette che vuole - quelle finte. E anche Padre Pirrone mentre mangia pare soddisfatto, che a rovinare le belle posate antiche d’argento massiccio ha detto sempre che è un peccato mortale. Ma non se lo immagina che l’orefice ha fottuto anche a lui.

Raimondo Quagliana