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mercoledì 2 dicembre 2015

Don Onofrio Rotolo - Il gattopardo raccontato dalle cameriere

Uomini onesti come a Don ‘Nofrio, come si suoddire, gli occhi miei non ne devono vedere più finché campo. Le cose giuste! Un cristiano che, come si suoddire, non si ci può appuntare uno spillo.
Preciso, serio. Certo, con lui a Donnafugata, Sua Eccellenza il Principe può dormire sonni quieti pure quando non è stagione e se ne torna alla città. Eh, quando il gatto non c’è i topi… e Don ‘Nofrio gattarone finito è, altro che gattopardo. Un generale, propio, che fa filare a tutti con quegli occhi che tutto squadrano, che si accorgono perfino se una sedia è spostata di un palmo. Dice che alla villa dei Salina fece impressione quando lasciò per un anno il bicchiere di rosolio smezzato nel posto preciso dove l’aveva lasciato la Principessa, ma non è che a casa sua è diverso, anzi! Chi sa quella mischina di sua moglie come fa a sopportarlo, ché la precisione bella è, ma il troppo… Ma poi, che cervello fino! Sì, l’età il cristiano ce l’ha, ma ancora i pidocchi gli girano svelti in quella testa. No, no le cose giuste: furberia, onestà e precisione. Doti che sono rare a trovarsi tutte insieme. Si vede che quando era giovanottino lo misero bene in riga, ma però è pure carattere, come si suoddire incrinazione naturale. E che devozione verso i Salina, un altro Bendicò, forse perfino più sottomesso: per non dispiacere il principe, Don ‘Nofrio si accolla perfino di bersi il tè (che ogni volta si stomaca). Certo, qualche malalingua dice che ancora caruso ‘Nofrio aveva le manuzze lunghe, che suo padre perse la salute a forza di marruggiarlo e dopo la ruberia più grave ai danni di chi non voleva schiacciati i piedi, ‘Nofrio fu mandato in continente con la scusa di studiare… ci siamo capiti: doveva farsi dimenticare. Ma certa gente la memoria lunga ce l’ha, si vede che il suo peccato ‘Nofrio lo scontò lontano da Donnafugata, chi sa come, perché dice che quando tornò in paese era un altro, propio. D’altronde, per fare parpagliare al sole le lenzuola di lino bianche, ce ne vuole acqua bollita e cenere, chi sa quanta se ne ammuccò ‘Nofrino per sbiancare così. E pare che a lucentarlo per come si deve, contribuì il padre di Don Calogero Sedara, di fatti ancora oggi Don ‘Nofrio al solo sentirne il nome stracambia in faccia e sembra che perfino al Principe gli mise la pulce in testa di che pasta fitusa sono fatti in quella famiglia. Poi la Principessa Carolina se lo mise sotto l’ala. Lei si riempiva la bocca “’Nofrio di qua, ‘Nofrio di là”, diceva che era stato un dono d’Iddio averlo alle sue dipendenze. Certo, in mezzo al fumiere, il cane più pulito ha la rogna, ma fra tanti sciacalli alla Principessa Carolina quel cane anche se rognoso dovette sembrare una benedizione, come si suoddire.


Serena Giattina