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giovedì 7 aprile 2016

Gioventù siciliana - Cosimo Manza

E’ certo che me lo ricordo, Cosimo Manza.  Si vedevano qui di fronte la sera, lui, Mimmo e tutti gli altri; si mettevano dietro la saracinesca dell’officina dove lavoravano; erano giovani e chi li poteva tenere?
Facevano gli apprendisti, meglio della scuola, che all’industriale Mimmo ci era entrato e se ne era uscito subito; suo padre a cartellate in testa glielo aveva mandato a scuola, fintanto che la scuola era qui in paese, ma a Palermo, non ci poteva - a lui gli piaceva fare il meccanico. Io lo chiamavo Mimì. Lui e Cosimo erano inseparabili. Erano gli anni sessanta, avevano meno di diciotto anni, che allora c’era la leva, e andarono nell’esercito qualche  anno dopo.
Restavano a chiacchierare fino a tardi e poi se ne andavano  nel quartiere Sant’Antonio, che lì, nello scantinato, ci andavano a ballare; ci avevano fatto la discoteca, con la rete dei marinai attaccata al soffitto e i muri foderati di cartone per trattenere il rumore - che la gente del quartiere si lamentava.  Noi ragazze, - che tutte quelle del quartiere ci avevano messo gli occhi addosso a quei due -  ci andavamo pure,  ma sempre di nascosto dai nostri genitori; loro ci portavano pure le sorelle, ma prima che diventasse uno schifio ( che poi non ce le portarono più).
Cosimo e Mimmo lavoravano nell’officina, con la scusa che li provavano, erano sempre sui motori;  i Gilera 150 e pure 175 li facevano rombare e noi ragazze uscivamo pazze! Che ci saremmo andate pure noi (e qualcuna l’ha pure fatto), ma troppi  guai ne uscivano. Cosimo era biondo, un bel ragazzo, ma io ….a  me piaceva Mimmo, che era scuro di occhi e di capelli e portava  il ciuffo - facevano una bella figura, lui e Cosimo
Mimmo una volta prese il motore e se ne andò allo Stratone per provarlo, ma i freni non erano ancora buoni e lui finì spiccicato come una patella dietro un camion, che gli finì buona: si ruppe solo il naso -  mi ricordo che suo padre venne all’officina a prendersela con il padrone.
Erano tutti meccanici perché amavano i motori; poi, molti di loro cambiarono mestiere. Qualcuno però aprì la sua officina, c’erano i Cavallaro, mi pare si chiamassero così, ma i nomi non me li ricordo  – belli come il sole, belli e bruciati, come nel film che  l’attore muore; nel fuoco  ci si buttavano apposta! Io però ero innamorata di Mimì, te lo devo dire - che potevamo finire bene tutt’edue; invece, io ho sposato un buona nulla, e lui…il padre lo ha spedito in America, quando aveva ventidue anni, in Venezuela, che lì ci aveva i parenti sua madre –  qui Cosimo e Mimì avevano preso una brutta strada. Una volta che ci siamo visti, Mimì mi disse che partiva,  che il padre gli aveva trovato la pistola, un revolver con  tutti i proiettili, che con Cosimo andavano a sparare in campagna.

Cosimo, invece, continuò a fare carriera…e lo sai, come è finita poi, che se lo tirarono dentro e non si vide più.

Rosa La Camera