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lunedì 4 luglio 2016

Storia di un uomo inesistente


Capì di essere irreparabilmente morto, quando sua moglie andò a vivere con un altro, a due passi dalla spiaggia più bella della sua città.
Amava quel luogo, le passeggiate lungo il viale, i primi bagni di mare quando le scuole erano ancora aperte.
I cani più liberi dei padroni, che un guinzaglio spesso è solo una corda invisibile. 

La sabbia dentro le scarpe, nella trama dei calzini di cotone, scarpe costose, che a buon mercato bastava l’amore, barattato in cambio di un’esistenza tranquilla, ordinaria. Ed era come se fino a quell'istante quel luogo mai fosse stato palude, voci di pescatori e abiti attillati di: “ci siamo fatti i soldi e la casa qui”; e come se tutti quei ricci di mare spaccati a metà fossero andati perduti e non era vero che una volta ti eri quasi strozzato, perché il polpo, se non lo sbatti sugli scogli appena pescato, resta duro.
Capì di essere irreparabilmente morto, quando le vide muovere le labbra che già le sue orecchie erano invase da altri rumori, le parole le riportò sulla battigia con uno stecco di gelato, nudo e scabro, appena macchiato: - Non si poteva aspettare oltre. La mano incerta, qualcuno lo vide muovere il capo da sinistra verso destra, una due volte.
Fino allora non era certo di nulla, sino al momento in cui una casa si era vuotata, lo spazzolino sostituito, e un mazzo di chiavi era passato di tasca. Altre ciabatte sullo stesso tappetino, un’altra forma sul materasso. L’uomo è l’animale che si adatta ovunque, non si abitano che inferni spenti.
Io potrei giurare di avere sentito la sua mano sulla spalla, quando mi impedivo di piangere e il vento mi sbatteva i capelli sul viso. Sei bella sempre, mi diceva, con la gentilezza di chi abita con i demoni.
Qualcuno avrebbe potuto giurare di averlo incontrato; di averlo visto scansare persino gli escrementi dei cani sui marciapiedi, riconosciuto l'andatura rilassata del suo incedere. Addirittura un altro ricordava di averlo visto al solito bar, caffè schiumato e ciambellina fritta. Il passo adesso è claudicante, chi lo conosce, sa perché. Nulla di grave, un male passeggero. Nulla è più passeggero di un'esistenza intera.

Adele Musso