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venerdì 4 novembre 2016

Volevo fare l’amore con Lina Wertmuller... ( ma sapevo di basilico e perciò fui travolto da un insolito destino in questo cacchio di azzurro mare d’agosto )


Tocco ioo … quattro e quattro otto, e cinque tredici! Uscii io alla morra, eravamo in tre ma toccò a me! 

Nell’estate di moltissimi anni fa ero a Ustica con due amici a villeggiare quando alla grande regista Lina Wertmuller venne l’idea di approdare nell’isola per trovare il protagonista del suo nuovo film. 
- Sentite a me, io l’ho capita a questa qua, a lei devono piacere veramente assai i masculi mediterranei: li vedete i film che fa?
C’è sempre uno assatanato di sesso, questo significa che lei se lo immagina continuamente: cosa psicologica è, niente v’insegnò Freud? 
Così parlò Vicè dopo la terza birra, e lui è uno che ha studiato da seminarista anche se poi se ne pentì, perciò noi gli crediamo quando parla così difficile. Allora va bene, la vado a trovare in albergo, l’avvicino con una scusa, la seduco, poi le dico che voglio fare l’attore ed è fatta! I picciuli che mi devo fare … e le femmine? Ah, non mi ci fare pensare che mi devo concentrare solo su di lei. E che fu? Altro che scuse, manco mi avvicino al suo tavolino che già mi guarda, mi inquadra imitando con le dita l’obiettivo della macchina da presa e mi dice di mettermi di profilo - sembri un dio greco mi fa, vieni con me! 
Mizzica peggio di come ci ha detto Vicè, manco mi ha fatto parlare. 
Meglio così! 
In camera sua mi dice che ha bisogno di vedermi nudo per vedere come vengo nelle scene d’amore! 
See, a me lo vieni a raccontare, ti ho capita a te! 
Ma sono venuto qui per questo, perciò obbedisco e mi giro: lei in mano ha una pennellessa, tutta intrisa di una roba verde che fa odore di basilico; ed è proprio basilico, c’è ancora il pentolino sul fuoco come se dovesse farsi un piatto di spaghetti al pesto e invece me lo passa di sopra, dice che l’odore la esalta ed è allora che comincia a creare. Pure lei si spoglia, tutto si leva, gli occhiali bianchi no, quelli non se li toglie mai, pure la doccia ci fa. Assisto a tutto un allungarsi di cose flosce verso il pavimento, era anche prevedibile, ma io devo andare avanti, pur sapendo di basilico. E adesso che cos’è questa luce accecante sul terrazzino? Una specie di cono luminoso mi risucchia all’insù, ascendo fin dentro una casa grandissima a forma di disco volante: vuoi vedere che è proprio un disco volante? Ma giusto giusto ora mi dovevano rapire gli alieni? Però quella che vedo sopra un letto a forma di cuore mi fa cambiare idea, (non è che sono dentro a un film e mi stanno facendo il provino?) è una che non si può guardare tutta assieme, ah se ci fosse Vicè. Non so quante tette, non so quante curve, ma certo che è un pezzo di femmina, così non se ne sono mai viste sulla terra e comunque sia non mi conviene fare il timido. Quella mi dice che ha sentito l’odore di basilico dallo spazio, e per lei non c’è niente di più afrodisiaco del basilico fresco spalmato sulla pelle, perciò mi afferra e mi trattiene con tanti tentacoli quanti sono i capelli che ha in testa, mi blocca e mi monta di sopra. Non ci capisco un granché ma non posso muovermi, so solo che cado tutto dentro di lei, interamente voglio dire, dalla testa fino ai piedi: non si tratta di penetrazione, è proprio aspirazione! Lì dentro vengo rigirato come in una lavatrice, compreso di centrifuga e candeggio. Non voglio dire che non gradisco per nulla, sarei un bugiardo, ma vorrei capirci qualcosa di più. 
Dopo un po' la centrifuga si ferma, vengo espulso, sono tutto fradicio come un bimbo appena nato, e di nuovo bloccato sul letto. E questa adesso che fa? Le tette e le curve spariscono, le spuntano muscoli e pelazzi da scimmia, una cosa assai ingombrante si insinua tra me e lei, lei che nel frattempo è diventato lui! Porca miseria, questa bava gelatinosa nella quale sono immerso non mi favorisce, anzi questo stronzo di alieno ne vuole approfittare, e non si tratterebbe di aspirazione. 
Penso che non dirò nulla a Vicè.

Giuseppe Pippo Visconti