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giovedì 22 dicembre 2016

IL FABBRO CON LE VISIONI


Mentre sono in viaggio con il mio cammello, incontro i Magi, sono diretti a Betlemme. Vanno a tributare onori ad una certa Maestà, così dicono.
Io appena sento ammuntuare Maestà e Regine ‘mpazzisciu, mi stiddianu l’occhi.
Minchia, qui c'è da grattare, magari faccio il botto e mi arrisetto a vita. 

Mi accodo, poi risolvo, gioco di anticipo.

Li precedo seguendo le loro indicazioni.
Notte di luna e di stelle, una c’ha pure la coda. Il perché della coda non me lo chiedo, ma... "malo signo"- penso - troppa luce non va bene per i ladri.
Arrivo, lo capisco perché vedo 'na poco di gente in lontananza, sembrano pecore che vanno all’ovile, e qualche merda di pecora la prendo pure sotto il piede. Bene, chistu è bonu signu, mi dico.
Gioco di fantasia, le immagino ingioiellate, ma no le pecore, si capisce! Avranno tutte la sacca piena. Mi frego le mani e comincio a mettere in pratica il mio piano.
Mi fermo ad un bazar, compro attrezzi per fabbri e maniscalchi, tutto l'occorrente. Mi avvio, ma qualcosa non mi torna. Mi sembra di vedere 'na nìgghiaria di mali vistuti e mali cumminati, quattri orbi, tri sciancati, una ca vinni pezzi vecchi, sei jaddini e... ma che è? Che si va così a salutare una famiglia facoltosa come quella? 
I Maggi sono stati chiari, portavano doni a un Re appena nato, sugnu sicuro!
Vabbè, cerco una "gnone" che domini la scena. Mi piazzo, attizzo la fiamma  e infuoco i ferri. Devo individuare le borse piene, quelle solo gonfie e quelle truccate da poveri, come i 740 dei millenni futuri (lo so, ho le visioni e me ne vanto).
Ho l'occhio fine e mentre batto col martello mi tocca pure lavorare, che qualche scimunito ci pare che sono un fabbro vero. 
I soliti scassa c...!!!
Passano le ore e non si arricampa nessuno che sia degno della mia attinzione, e per i Magi chissà quando se ne parla, forsi arriveranno all’urtimo, con comodo; basta, mi siddiò ad aspettare. 
Voglio andare a vedere la reggia che voglio scassinare - sarà già piena di regali - speriamo che quei tre non mi abbiano contato fesserie, e che lì dentro non ci trovo qualche malo trucco.
Ma che vedo?
Ma che vedo?
Ma chi viiiiiu?
Managgia a mia, e mannaggia a quannu rugnu cuntu a genti scanusciuta!

Una reggia? Casa mia al confronto è Arcore, precisa-precisa (lo so, ho le visioni e me ne vanto).
Chisti sunnu cchiù attirrati 'i mia!!! 
Niente copertine di lana cachemir, ma fiato di bue ed asinello, niente culla Chicco, ma mangiatoia cu pagghia 'nciavuriata.
Mannaggia a la miseria, ci vuole sorte pure a fare i latri, capitai proprio nel secolo sbagghiato. 
Mannaggia a mia, e mannaggia arreri!
Ma cambieranno i tempi e già mi vedo coperto di onori e onorificenze, regalie, privilegi e soldi a tignitè.
La mia discendenza sarà numerosa come la sabbia del mare, ci dicu 'nta l'aricchi o bambineddu. 
Lo so, ho le visioni e me ne vanto.


Adelaide Jole Pellitteri