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lunedì 19 dicembre 2016

La brasiliana

Questo è un dato di fatto: la mutanda brasiliana e il mio culo non saranno mai una coppia stabile. Forse bisogna insistere e insistere, imparare a stare insieme, fino a che la brasiliana ti calza come un guanto. Quelle che ci riescono sì che sono vere femmine - feline che ancheggiano nella savana - mentre le altre si raspano il posteriore - macaco viola prossime emorroidectomia.Eh, sì, perché quel pezzo di stoffa che mi si insinua tra le chiappe posso far finta di niente per un po', ma poi devo toglierlo. Mi dimeno, accavallo le gambe, provo a strofinare sulla sedia prima di alzarmi, sperando che venga fuori da solo come è entrato; ma lei, la brasiliana, non vuole, non ci pensa neanche a togliere il disturbo - forse non ne è consapevole poverina; non è mica cattiva, la brasiliana, è che la disegnano così. 

Però ci diventa, cattiva, dopo ore ed ore di posa, di strofinio e tira e tira: le terga si lacerano e macerano nei loro stessi liquami - la funzione di assorbenza dell’indumento intimo necessita di una certa quantità di superficie utile. E allora a che serve, ‘sta mutanda, nella vita di una donna normale, senza troppi grilli per la testa ? Ma soprattutto Io vorrei sapere chi l’ha inventata : una social-depressa in gita carioca sul Pan de sucre, una bellissima col culo mozzafiato sulla spiaggia di Copacabana o una casalinga disperata con finestra che guarda sul Cristo del Corcovado ? O ha avuto una visione mistica o era impossessata dal demonio, delle due l’una. Non fa differenza se la compro di pizzo o di cotone : la brasiliana non adorna, semplicemente mostra - sfacciata - il menù della serata. E qua sta il problema. La sua efficacia sulla riproduzione della specie ricorda quello delle tagliole di castità medioevali - i costumi sociali si evolvono, ed anche le mutande stanno al passo: contro le aspettative a luci rosse delle più che se le comprano e se le mettono, le brasiliane non attizzano di per sé, perché l’arte, con le mutande, sta nel togliersele, non nell'indossarle.

Monica Sapio