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martedì 28 febbraio 2017

Il metodo del topo

Parlare di religione mi produce orticaria, anche parlare di preti e suore, ho una specie di allergia, ecco, l’ho appena nominata e già mi prude una spalla e so per esperienza che questo prurito si espanderà e scenderà fino all’inguine, a avvolgere lo scroto che già me lo sento in fiamme, occazzo, non dovevo nemmeno cominciare a parlarne, di religione, ma è inutile che giri il mestolo nella pentola vuota, il vero problema è che non riesco a
così, dopo questo tentativo, sono stato costretto a fermarmi e procedere con un altro argomento, l’ho scelto a caso, con il metodo del topo - la mia fidanzata non si trova più, la cercano da due mesi, meno male, ha una paura matta dei topi - che io, da quando la mia fidanzata è scomparsa, mi sono preso in casa un topo, un topo piccolo, carino, mica un ratto delle fogne, sulle cose importanti lascio decidere lui, io non ho voglia, il mio topo sta lì buono nel suo nascondiglio e io so che c’è, mi tiene compagnia, rosicchia gli avanzi della cucina, i torsoli del radicchio, le gommine delle sedie, ogni tanto gli ho pure comprato un pezzetto di formaggio, ma poco, non voglio che cresca viziato, lo so che a molti farebbe senso tenere un topo viziato in casa, ma veniamo al dunque, non posso dilungarmi, che in queste condizioni come si fa a tenere alto il livello di attenzione, ci vorrebbe un miracolo, giusto per arrivare alla fine del pezzo, allora sì che ci verrebbero in aiuto dio la madonna gesucristo i santi i navigatori, si dimostrerebbero davvero utili, che almeno uno di loro si faccia avanti, non ho simpatie per nessuno, chissenefrega, che si mettano d’accordo tra loro.

Raimondo Quagliana 

(Racconto vincitore del concorso online indetto da Gorilla Sapiens Edizioni)