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venerdì 31 marzo 2017

Ultime parole di Amleto


Lo sentimmo bene dopo che Laerte lo ferì con la spada avvelenata. Amleto sussurrava per l’affanno ma era chiaro quel che disse.

Sarebbe stata una vita dedicata alla poesia.. avrei cercato suggestioni in albe e tramonti, in un mondo amico di consonanze e passioni e libri: fu una rivelazione atroce diventare adulto, perdere l’innocenza per la maldicenza altrui, per l’altrui delitto: io che avrei guardato il corso delle acque senza infrangerlo nemmeno con il lancio di un sasso mi sono trovato tra guadi smossi dalla piccolezza umana a considerare il senso della vita. E cosa è la vita se non mistificazione, lei che mi ha sottratto, in un turbine di azioni scellerate, l’impeto e l’allegria, ma mai il senno. Non mi importa di morire, nemmeno in questo modo, non mi importa nemmeno di sapere che tutti quelli che sono stati la mia rovina in questo momento non stanno meglio di me; Molly, Peggy, la Danimarca non è il posto migliore dove cercare equilibri, forse altrove, ma non qui dove il valore supremo è lo star fermi e credere di volersi tutti bene nel nome di una nazione rigogliosa in cui rigogliano solo le pietre, cambiando sovrani come si cambia il tovagliato, parlando del nulla per colmare i varchi tra i silenzi, credendo di respirare il proprio tempo tra stanze prive di aperture.
Si muore perché non si è adatti a vivere, in qualche modo; si muore e si scompare perché lasciare una traccia è desiderio di tutti ma non nelle possibilità umane; si muore perché una vita basta per recare abbastanza danni. A volte meno.

Molly, Peggy, il mondo non sarà migliore adesso, forse più accettabile, mai quel che dovrebbe essere.

Giorgio D'Amato