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giovedì 18 gennaio 2018

I cani neri che avevamo in giardino

I cani che avevamo in giardino, tanti cani neri dagli occhi gialli, non esattamente dei bei cani, un bel cane è diverso, scodinzolone, simpatico, questi invece non scodinzolavano affatto, stavano in giro, uno a rosicchiare legni, un altro ad ammazzare topi, un altro ancora seduto sulle scale di casa, tutti indaffarati in cose di poco conto, ma abbaiavano i cani che avevamo in giardino, a tutte le ore e soprattutto di notte, e mordevano pure, che quando qualcuno veniva a casa, che so, un falegname per aggiustare uno sportello del mobile della cucina, uno dei cani che avevamo in giardino lo mordeva al polpaccio e allora lo sportello restava scardinato, o quando scappavano e rincorrevano i vicini, che una volta una vicina fu inseguita dai cani e ci denunciò tutti, e vennero i veterinari per costatare chi tenevamo in giardino, e i veterinari entrarono e per la prima volta i cani che avevamo in giardino scodinzolarono e leccarono le mani di sconosciuti, esattamente i veterinari che erano venuti per sottrarci i cani. 
Quando un gatto entrava in giardino era la sua fine.
I cani lo afferravano per la pancia e lo sbattevano ripetutamente per spezzargli la schiena, che il gatto moriva per emorragie interne.
Noi ci accorgevamo del gatto morto solo dopo parecchi giorni, quando il gatto ormai era tutto un brulichio di bigattini - le larve graziose che escono dalle uova deposte dalle mosche.
Il gatto puzzava molto, e pur rimuovendolo, parecchi bigattini restavano in giardino.
Se non avessimo tolto il gatto morto, i cani lo avrebbero divorato.
Morto un gatto, comunque restavano tanti bigattini - in qualche modo il miracolo della moltiplicazione avveniva. 

Copia e incolla e manda ad almeno venti amici se non vuoi fare la fine del gatto.

Giorgio D'Amato