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venerdì 2 febbraio 2018

L'intonaco cadente

Il prospetto era vecchio, crepato e butterato, come la faccia di Ginetto che aveva avuto il vaiolo. Poteva cadere sui bambini che giocavano nel cortile e poi finiva in tragedia, che ci mancava pure che si faceva viva la televisione, niente di strano che finivamo su “ porta a porta” o su “striscia e struscia”. Per questo motivo i bambini nel cortile non ci  giocarono più e la signora Margherita i bisogni al gatto glieli faceva fare sul pianerottolo della scala, invece che sul terrazzino.
Il ragioniere Paolo Fabbri in questa situazione ci sguazzava. Quando qualcuno parlò di un restyling, lui, quasi disabile, un po’ sciancato e sordo, disse che sarebbe morto presto e che fare investimenti sul palazzo non gli conveniva. Noi lo avevamo detto che l’intonaco sarebbe crollato. 
Lui la sera si sedeva sul terrazzino attorniato da zanzare e falene, si metteva a fumare, si guardava il muro e ogni tanto scoccava uno schioppo sulle braccia e sulle caviglie nude, la faccia gli diventava paonazza per lo sforzo o forse per la stizza.
Dormiva poco, invece di dormire faceva il cruciverba e non era ancora giorno quando usci dalla porta a vetri con l’annaffiatoio in mano sul terrazzino. Se l’è cercata. Quella cosa venne giù.
Tutti lo abbiamo visto, una processione di condomini, attorniato dai calcinacci che si erano staccati dalla parete. Una pietra lo aveva colpito sulla fronte e gliela aveva spaccata.

Copia e incolla e manda a dieci amici, se non vuoi fare la fine del ragioniere Paolo Fabbri.

Rosa La Camera