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venerdì 16 marzo 2018

Santa Rosalia incazzata


Rusulè, torna, non ci puoi lasciare mmienzu a questa grascia, i succi nni stannu arrusicannu i picciriddi, ci manciano lu nasu, ci manciano li aricchi. Trovamu ziddari negli zaini della scuola, in mezzo ai giocattoli.
Rusulè, assittamunni e discurriemu. Tu hai una responsabilità, sei la nostra santa patrona, tu ci devi risolvere i problemi, vuatri santi pi chistu vi mettiamo sopra l’altare, pi chistu vi portiamo i fiori che costano assai - e no i gerani o fiori delle aiuole, ciuri accattati a tutti rinari -, pi chistu vi portiamo a fare la processione e accendiamo la città con le luminarie, pi chistu vi portiamo i megghiu cantanti, noi vi spendiamo soldi che ci leviamo dalla bocca, noi – se vi abbiamo costruito le chiese di lusso – qualche diritto lo abbiamo. Rusulè, cerca di non babbiare e fai il tuo dovere.


Io fare il mio dovere? Siete schifiati dei cani, il lanzo della terra. Vuatri che pigghiate le statue e durante la processione le fate inchinare davanti i balconi ri megghiu di questa città. Vuatri che a certuni i funerali glieli fate in Chiesa anziché pigghiare u  muortu e ghiccallu nta munnizza. Vuatri che date il santino di Santa Rosalia insieme all’avutru santino, quello che serve per votare il candidato espressione del popolo, che per il popolo farà cose belle e cose nuove – che questi candidati li sappiamo riconoscere tutti, dalla parlata e dalla annacata.
Voi mi vorreste come santa protettrice di tutti i succi che avete nutricato.
E vuatri li nutricastivu, tutte le volte che a certuni c’era di dirgli no e invece calastivo la testa, tutte le volte che avete domandato favori e poi, in cambio, ve ne chiesero cento di quelli che non potevate rifiutare.
Voi che siete portatori di pucci e sostenitori di succi.
Io non sono santa per voi, non sono a santa ri iddi e di nuddu.
Io mi vogghiu fare i cazzi mia.
Itivinni, lassatimi sula.



Rusulè dei purci e dei surci
Giorgio D'Amato per Collettivo AAS