Rusulè, torna, non ci puoi lasciare
mmienzu a questa grascia, i succi nni stannu arrusicannu i picciriddi, ci
manciano lu nasu, ci manciano li aricchi. Trovamu ziddari negli zaini della
scuola, in mezzo ai giocattoli.
Rusulè, assittamunni e discurriemu.
Tu hai una responsabilità, sei la nostra santa patrona, tu ci devi risolvere i
problemi, vuatri santi pi chistu vi mettiamo sopra l’altare, pi chistu vi
portiamo i fiori che costano assai - e no i gerani o fiori delle aiuole, ciuri
accattati a tutti rinari -, pi chistu vi portiamo a fare la processione e
accendiamo la città con le luminarie, pi chistu vi portiamo i megghiu cantanti,
noi vi spendiamo soldi che ci leviamo dalla bocca, noi – se vi abbiamo costruito
le chiese di lusso – qualche diritto lo abbiamo. Rusulè, cerca di non babbiare
e fai il tuo dovere.
Io fare il mio dovere? Siete
schifiati dei cani, il lanzo della terra. Vuatri che pigghiate le statue e durante
la processione le fate inchinare davanti i balconi ri megghiu di questa città.
Vuatri che a certuni i funerali glieli fate in Chiesa anziché pigghiare u muortu e ghiccallu nta munnizza. Vuatri che
date il santino di Santa Rosalia insieme all’avutru santino, quello che serve
per votare il candidato espressione del popolo, che per il popolo farà cose
belle e cose nuove – che questi candidati li sappiamo riconoscere tutti, dalla
parlata e dalla annacata.
Voi mi vorreste come santa
protettrice di tutti i succi che avete nutricato.
E vuatri li nutricastivu, tutte le
volte che a certuni c’era di dirgli no e invece calastivo la testa, tutte le
volte che avete domandato favori e poi, in cambio, ve ne chiesero cento di
quelli che non potevate rifiutare.
Voi che siete portatori di pucci e
sostenitori di succi.
Io non sono santa per voi, non sono a
santa ri iddi e di nuddu.
Io mi vogghiu fare i cazzi mia.
Itivinni, lassatimi sula.
Rusulè dei purci e dei surci
Giorgio D'Amato per Collettivo AAS