Aureliano Buendía era stato il primo uomo nato Macondo. Un paese lontano dal mondo civile, ma che il mondo civile, purtroppo, era riuscito a raggiungere facendogli i suoi classici sfregi; dopo avergli divorato autostima e banane, infatti, lo aveva lasciato spellato e sconfitto - proprio Aureliano, gran colonnello, il più bastonato di tutti.
Adesso che il vento aveva già sradicato le porta dai cardini, il tetto dell’ala orientale e smosso la casa dalle sue fondamenta, lì c’era un altro Aureliano; sarebbe stato l’ultimo uomo a morire a Macondo. Ma cosa poteva ricordare quest’ultimo uomo, ora, in mezzo a quell’uragano dalle dimensioni bibliche che centrifugava ogni cosa?
Ricordava Ursula, la saggia matriarca vissuta centovent’anni.
Ricordava Remedios la bella, pelle di giglio e occhi di smeraldo.
Ricordava Pilar Ternera che nell’attesa del suo uomo aveva perso la forza delle cosce, la sodezza dei seni e l’abitudine alla dolcezza.
Ricordava Amaranta Ursula, arrivata con gli angeli di dicembre.
Ricordava Visitación, l’india guajiara sfuggita alla peste d’insonnia.
Ricordava Petra Costes, la concubina amata in eterno.
Ricordava Rebecca, arrivata con le ossa dei suoi genitori.
Ricordava L’Elefantessa, la donna mai sazia.
Ricordava Santa Sofia de la Piedad, madre illegittima e vera guardiana.
Ricordava Fernanda la moglie infelice e scontenta.
Ricordava Melquíades lo zingaro sapiente e veggente, pieno di carte e misteri.
Ricordava Josè Arcadio secondo, che si applicava alle sue pergamene.
Ricordava Francisco Hombre, il cantastorie che aveva vinto la sfida col diavolo.
Ricordava Pietro Crespi, l’uomo più bello mai visto a Macondo.
Ricordava, poi, tanti altri Aureliani.
Ricordava di quando in paese le cose non avevano nome e li si doveva indicare col dito.
Ricordava quando Macondo aveva solo venti case d’argilla.
Ricordava le tante meraviglie arrivate col tempo.
Ricordava la gente che, per quelle, non sapeva di cosa stupirsi per prima.
Ricordava il fiume quando aveva ancora le acque diafane.
Ricordava il magazzino del Crespi, semenzaio di fantasia.
Ricordava le riproduzioni dei campanili di Firenze che segnavano l’ora con un concerto di carillon.
Ricordava la ventura e la prosperità del paese.
Poi, mentre cominciava a morire, ricordò le scariche di fucileria che avevano soffocato i bagliori dei fuochi artificiali, ricordò i soldati spossati salutare le spose e partire.
Ricordò il silenzioso cataclisma di polvere e segatura di tarli.
Ricordò le formiche divoratrici.
Ricordò le trentadue insurrezioni. Battaglie perdute.
Ricordò i diciassette figli morti del colonnello Aureliano.
Ricordò quell’essere mostruoso nato dal suo seme. Il seme di una stirpe affollata di Josè Arcadi, Ursule, Amarante e soprattutto Aureliani.
Ricordò ogni cosa, e infine si chiese dove fossero mai finiti tutti quanti. Di buono c’era comunque che il colonnello non avrebbe più rotto con quel cavolo di pesciolini d’oro. Per la coda di porco pazienza, serviva solo a finire la storia.
Ingredienti:
un continente onirico
un casino di personaggi dai nomi simili
farfalle gialle
due cubetti di ghiaccio
Ingredienti:
un continente onirico
un casino di personaggi dai nomi simili
farfalle gialle
due cubetti di ghiaccio
(Adelaide Jole Pellitteri - Gabriel Garcia Marquez)