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giovedì 17 aprile 2014

Letteratura Low Cost: Così è (e basta!)


Se non avessi visto con i miei occhi non potevo crederci. Laudisi correva di qua e di là senza darsi pace. E invece doveva per forza darsi pace, perché la colpa di tutto questo era sua, solo sua. Aveva raccontato a destra e manca tante maldicenze sulla sig.ra Frola e sul sig. Ponza, suo genero. Che l’uno non faceva accostare alla figlia, sua moglie, l’altra, sua suocera. E che avesse creduto bene, per farsi ragione, e anche di più, lasciar credere che questa, la suocera, fosse addirittura matta. Matta.

“Matta? Ma se è stato il primo a dare di matto, alzando la voce, e anche gesticolando come un matto, quando le fu messa di fronte quella povera donna, tutta vestita di nero, credendola morta quella sua figlia, anche se piangendo affermava che no, quella sua figlia fosse viva. E ch’egli, il genero, la tenesse segregata, per gelosia. E che no, non era morta la sua Lina, che questa Giulia, com’egli la chiama, non fosse che in realtà la sua povera figlia, ch’egli credeva morta. Che strazio, povera signora Frola!" 
La sig.ra Luisa Agazzi, la moglie del procuratore, parlava sottovoce perché proprio nella stanza accanto stava il cognato Laudisi, che sotto l’effetto di una vera e propria necessità di protagonismo pensava di fare lo psicologo dei fatti.
“Tutti quei.. - ma ai dati di fatto che significato volete si dia, quando è il “fantasma” della propria convinzione l’unica verità cui affidarsi.” riprese Luisa Agazzi agganciando con gli occhi e le mani Amelia Ferlisi, sua amica e confidente.
“E poi Luisa, io non ti ho ancora rivelato una cosa molto, molto strana. Mentre cercavate di calmare il sig. Ponza, ormai fuori di testa, è scivolato verso lo specchio dell’anticamera. Io l’ho visto, perché ero corsa verso la cucina a chiedere alla servitù un bicchier d’acqua per la povera sig.ra Frola. E lo vidi. Si lisciava il baffetto guardandosi allo specchio. Uno sguardo, Maria Santa! Che sguardo! Gesù, Gesù, sembrava lui il folle! E mormorava parole, come dire? Strane?! Non erano formule magiche ma pensieri fumosi. Gli ho sentito dire proprio queste parole: -  Eh caro, chi è il pazzo di noi due? Eh, lo so: io dico TU! - E indicava con l’indice lo specchio. Capisci? E poi tornando, perché stava ancora là, con il mio bicchiere in mano che mi si stava versando addosso per lo spavento che provai, continuava: - Vedi questi pazzi? Senza badare al fantasma che portano con sé in se stessi, vanno correndo dietro il fantasma altrui!- Io attraversai in punta di piedi, soffocando un grido, e vi raggiunsi, ma non potevo dirti ogni cosa, si era in mezzo alla crisi più nera di quel pomeriggio."
“Amelia, Amelia mia, che mi dici?! Ma…ma cosa, cosa… cosa è successo a questo mio povero cognato? E’ impazzito più degli altri!" - Luisa Agazzi con le mani tra i capelli, stravolta e improvvisamente rossa in viso, guardava incredula l'amica.
“Eppure Luisa mia, tu sai ormai che la verità è una e una sola”
Le due donne tacquero insieme, insospettite dal rumore che proveniva dalla stanza accanto. Luisa mise un dito sulle labbra dell’amica e corsero in punta di piedi fuori sulla terrazza sospesa sul giardino. Furono investite dal profumo  di gelsomino, di lillà che stavano preparando il boccio, anche i pesci rossi dentro la vaschetta attorniata dai sedili che solitamente erano un chiacchiericcio vanesio delle signore ingioiellate, adesso nuotavano in pace. Tutto taceva, finalmente!
Oh il povero sig.Laudisi era impazzito. La figlia della sig.ra Frola, o la moglie del sig. Ponza, così come vi pare l’una o l’altra, aveva fatto la sua apparizione quel pomeriggio stesso in cui tra urla e parapiglia il genero e la suocera si erano dati del pazzo vicendevolmente. Era una giovane figura di cui non poteva essere visto il volto, così come era, ella, ammantata da un pesante velo nero che ne impediva le sembianze. Si pose in mezzo alla stanza e nel silenzio generale come una tragica recitò: “Giammai io fui la seconda moglie, Giulia, io sono solo e sempre quella che gli altri vogliono io sia,  e giammai io fui Lina la prima moglie, perché io sono Giulia e sono Lina, come gli altri vogliono io sia. Ma ho la prova d’essere la prima e unica moglie, per la voglia di fragola sulla mia coscia destra, come mia madre sig.ra Frola, volle sempre ricordarmi..Lina vedi questa voglia sulla tua coscia destra? Te la feci mentre ti aspettavo, il mio povero marito, il sig.ra Frola, non fece in tempo, le fragole non le trovò e, povera figlia mia, ti rimase questa voglia. Me lo ripeteva sconsolata, perchè si sentiva colpevole, povera mamma mia."
La sig.ra Frola irruppe a quel punto nella stanza, avendo saputo ch’ella si era presentata, non costretta, ma di sua volontà per essere sentita, a porre fine a quello strazio di rintuzzarsi dell’uno contro l’altra.
“Oh povera figlia mia, quel bruto, è folle, è folle!!“ gridò, chinandosi per abbracciarle i piedi, bagnandoli di lacrime. Lei bella e pallida sollevò il velo e nel glaciale stupore che la circonda pronuncia ieratica: “Così è, e...ie... Basta!”
(Che poi perché Lina avesse così voluto sbarazzarsi del marito non è noto. Chissà! Ma questa è un'altra storia!)

Ingredienti:
un marito confusionario
una suocera rompipalle
una figlia con crisi d'identita
psicoanalisi q.b.

(Clotilde Alizzi - Luigi Pirandello)