Ero il macchinista del treno Mosca-Kursk sotto il quale, incidentalmente come si disse, o per disperazione come forse fu, cadde un povero operaio moscovita. Forte fu la mia emozione per quella maledetta complicazione a cui assistettero centinaia di passeggeri e persone. E tra esse anche quella bella signora, riccamente abbigliata, riscaldata da stola di volpe. Seppi poi, dalle vicende successive e dai soliti bene informati che stazionavano sul luogo in cerca di un misero copeco di carità e che incontrai nella bettola fungente da bar dove mi ero rifugiato per obnubilare i ricordi di quella tragica giornata, che la giovane signora intravista fortemente scossa dall'incidente, era la moglie del funzionario zarista Alekseij Karenin, non certo uomo gioviale ma marito intransigente e privo di minima traccia di bonomìa. Ella, dalla sua Pietroburgo, giungeva a Mosca per confortare la cognata Dolly dalle tresche del marito Stiva e convincerla a sopportare ogni percorso deviato del coniuge.
Come se avesse un presentimento.. Ma Anna non doveva solo spalmare di grasso le corna di Dolly; doveva anche favorire il matrimonio di Kitty, la sorella un po' tonta, che rifiutando un partito mediocre ma sicuro aspettava la proposta di matrimonio da un belloccio alto ufficiale, Aleksey Vronskij che a tutto pensava tranne che al matrimonio. Tutto questo lo appresi nel vicino bordello dove mi rifugiai la stessa sera dell'incidente e dove incontrai povere fanciulle ben pronte a sacrificarsi ad ogni uomo che potesse garantire un monovano con braciere.
Sono di nuovo sul binario in attesa del treno che da Mosca devo ricondurre attraverso distese di betulle, alla stazione di Pietroburgo. Qui rivedo la bella Anna che aspetta l'arrivo della madre ma che incontra il bel restìo Vronskij: i loro occhi si incontrano, le labbra vermiglie fremono i portamenti composti sotto preziose e avvolgenti stoffe trasudano voglia di intimità. Sono un uomo di mondo, pur se semplice macchinista, ma il mio duro lavoro mi ha fatto assistere a migliaia di incontri clandestini e nei due colgo subito il fuoco di una vampa che , a mio dire, diventerà presto un incendio indomabile.
Vroskij freme, lei freme, il treno fischia ed Anna, per quietare le sue frigorìe torna a Pietroburgo dall'algido marito per ritrovare quella pace dei sensi a lungo sostenuta. Io riprendo il cammino verso la squallida casa che il mio incarico governativo mi consente: qui una moglie insciallata e con i piedi raccolti in pruriginosi calzettoni e sei figlioli smunti con capelli rasati come antipidocchio, mi accolgono con il loro freddo abbraccio. Ah, se fossi Karenin o il bell'ufficiale mustacchiato e se mia moglie fosse all'altezza delle loro prestazioni, non vivremmo molto meglio? MA TUTTE LE FAMIGLIE FELICI SI SOMIGLIANO, OGNI FAMIGLIA INFELICE E' INVECE DISGRAZIATA A MODO SUO. Mi stendo sul mio freddo letto e ripensando a quanto visto ho come un presentimento: qui le cose si mettono male. Mentre i miei giorni trascorrono in quella noiosa compostezza di risvegli,te fumante ed accoglienze polari, in casa Karenin si sviluppa la storia. Apprendo dai soliti bene informati che Anna e Alekseij hanno oramai deciso di scaldarsi vicendevolmente e che il marito dalla testa adornata fa dapprima il duro ma poi davanti alla malattia della moglie post-partum illegittimo decide di essere crudelmente magnanimo. Tutta Pietrogrado ne parla e racconta anche delle sofferenze di lei lontana dal suo bel focoso. Anche negli affollati vagoni se ne parla e si commisera o il magnanime o il distacco crudele dei due amanti. Dipende dal grado di appartenenza alle famiglie. Ma domani ho il turno per un altro viaggio a Mosca. Non ho neanche potuto salutare mia moglie ed i sei bambini per via dell'ora: sono appena le tre ed quattro devo già essere sul treno, svegliare il fuochista per la caldaia, controllare che sui vagoni non abbia dormito o defecato nessuno e finalmente annunciare la partenza. Sto quasi per intravedere nitidamente il cartello che annuncia l'ingresso in stazione e.. stridio di freni, blocco del mezzo ma il ghiaccio rallenta il tutto. Tra le rotaie arrossate una testa bionda rotola. La riconosco: è la bella testa di quella signora di cui tutti parlavano. Vengo fermato dalla polizia locale: è il secondo suicidio che capita durante il mio orario di lavoro. Le coincidenze giocano tutte a mio sfavore e dopo un rapido processo vengo spedito in Siberia ai lavori forzati. Durante la mia sosta presso le varie carceri prima del definitivo arrivo, raccolgo le storie che circolano intorno alla donna: fedifraga ma anche stolta. Apprendo che dopo il perdono del marito il solletico amoroso non le è passato ma a lui si è aggiunto una grave forma di patologia, la gelosia ossessiva, che le fa vedere in ogni altra donna quello che lei ha offerto. E così, invece di starsene tranquilla con i due figli, il marito e l'amante, pensa bene di suicidarsi buttandosi sotto il treno che io conducevo e rovinandomi la vita.
Sono trascorsi vent'anni di Siberia. Io sono pelle ed ossa, i miei figli cresciuti non so dove sono, mia moglie è morta di tisi, Karenin e Vronskij vivono la loro vita. Il mio pensiero va ad Anna ed a lei lo rivolgo. Ma se ti compravi una bustina di stricnina ai primi pruriti, non saresti guarita subito e mi avresti risparmiato tanto?
Sono di nuovo sul binario in attesa del treno che da Mosca devo ricondurre attraverso distese di betulle, alla stazione di Pietroburgo. Qui rivedo la bella Anna che aspetta l'arrivo della madre ma che incontra il bel restìo Vronskij: i loro occhi si incontrano, le labbra vermiglie fremono i portamenti composti sotto preziose e avvolgenti stoffe trasudano voglia di intimità. Sono un uomo di mondo, pur se semplice macchinista, ma il mio duro lavoro mi ha fatto assistere a migliaia di incontri clandestini e nei due colgo subito il fuoco di una vampa che , a mio dire, diventerà presto un incendio indomabile.
Vroskij freme, lei freme, il treno fischia ed Anna, per quietare le sue frigorìe torna a Pietroburgo dall'algido marito per ritrovare quella pace dei sensi a lungo sostenuta. Io riprendo il cammino verso la squallida casa che il mio incarico governativo mi consente: qui una moglie insciallata e con i piedi raccolti in pruriginosi calzettoni e sei figlioli smunti con capelli rasati come antipidocchio, mi accolgono con il loro freddo abbraccio. Ah, se fossi Karenin o il bell'ufficiale mustacchiato e se mia moglie fosse all'altezza delle loro prestazioni, non vivremmo molto meglio? MA TUTTE LE FAMIGLIE FELICI SI SOMIGLIANO, OGNI FAMIGLIA INFELICE E' INVECE DISGRAZIATA A MODO SUO. Mi stendo sul mio freddo letto e ripensando a quanto visto ho come un presentimento: qui le cose si mettono male. Mentre i miei giorni trascorrono in quella noiosa compostezza di risvegli,te fumante ed accoglienze polari, in casa Karenin si sviluppa la storia. Apprendo dai soliti bene informati che Anna e Alekseij hanno oramai deciso di scaldarsi vicendevolmente e che il marito dalla testa adornata fa dapprima il duro ma poi davanti alla malattia della moglie post-partum illegittimo decide di essere crudelmente magnanimo. Tutta Pietrogrado ne parla e racconta anche delle sofferenze di lei lontana dal suo bel focoso. Anche negli affollati vagoni se ne parla e si commisera o il magnanime o il distacco crudele dei due amanti. Dipende dal grado di appartenenza alle famiglie. Ma domani ho il turno per un altro viaggio a Mosca. Non ho neanche potuto salutare mia moglie ed i sei bambini per via dell'ora: sono appena le tre ed quattro devo già essere sul treno, svegliare il fuochista per la caldaia, controllare che sui vagoni non abbia dormito o defecato nessuno e finalmente annunciare la partenza. Sto quasi per intravedere nitidamente il cartello che annuncia l'ingresso in stazione e.. stridio di freni, blocco del mezzo ma il ghiaccio rallenta il tutto. Tra le rotaie arrossate una testa bionda rotola. La riconosco: è la bella testa di quella signora di cui tutti parlavano. Vengo fermato dalla polizia locale: è il secondo suicidio che capita durante il mio orario di lavoro. Le coincidenze giocano tutte a mio sfavore e dopo un rapido processo vengo spedito in Siberia ai lavori forzati. Durante la mia sosta presso le varie carceri prima del definitivo arrivo, raccolgo le storie che circolano intorno alla donna: fedifraga ma anche stolta. Apprendo che dopo il perdono del marito il solletico amoroso non le è passato ma a lui si è aggiunto una grave forma di patologia, la gelosia ossessiva, che le fa vedere in ogni altra donna quello che lei ha offerto. E così, invece di starsene tranquilla con i due figli, il marito e l'amante, pensa bene di suicidarsi buttandosi sotto il treno che io conducevo e rovinandomi la vita.
Sono trascorsi vent'anni di Siberia. Io sono pelle ed ossa, i miei figli cresciuti non so dove sono, mia moglie è morta di tisi, Karenin e Vronskij vivono la loro vita. Il mio pensiero va ad Anna ed a lei lo rivolgo. Ma se ti compravi una bustina di stricnina ai primi pruriti, non saresti guarita subito e mi avresti risparmiato tanto?
Ingredienti:
cipolle da pianto
un treno puntuale
biglietto obliterato
stola di volpe
eczema pruriginoso q.b.
Floriana Sciortino