A Gagliano c’ero andato per una vacanza-lavoro.
In cerca di un paesaggio per i mei quadri, avevo calcolato di soggiornarvi per tre anni interi. Lo avevo scelto ritenendolo adattissimo, eccellente fonte per l’ispirazione.
Chi vi abbia raccontato dell’argilla dai toni biancastri, grigi, fino al giallo ittero, ha detto il falso. A fare un giro intero su se stessi si scopre quanto, quella terra, sia tutta una sorpresa.
Essa, tra la crepe inaridite, è tutto un brulicare di germogli.
In cerca di un paesaggio per i mei quadri, avevo calcolato di soggiornarvi per tre anni interi. Lo avevo scelto ritenendolo adattissimo, eccellente fonte per l’ispirazione.
Chi vi abbia raccontato dell’argilla dai toni biancastri, grigi, fino al giallo ittero, ha detto il falso. A fare un giro intero su se stessi si scopre quanto, quella terra, sia tutta una sorpresa.
Essa, tra la crepe inaridite, è tutto un brulicare di germogli.
Frutti, nuove ideologie, e perfino il libero amore, quale naturale istinto da assecondare senza tanti indugi, sono, di quegli abitanti, le uniche Leggi cui stare sottoposti.
Le case dove in armonia vivevano adulti, bambini e bestie componevano uno colorito quadro da rendere immortale. Effluvi di ricchezza riempivano i polmoni.
Io, curioso e forestiero, ne assorbivo tutta la bellezza, e, come rapito dai monachini, gli spiritelli dal cappuccio rosso, scorrazzavo libero per tutto il comprensorio.
Ogni casa una villa, ogni casa un frutteto, ogni casa facce rubiconde e pance piene.
Cristo, malgrado l’angelo funesto della guerra gli tenesse dietro, non avrebbe potuto scegliere migliore locazione dove piantare una filiale del suo paradiso.
I contadini vestivano con panni colorati ed era una gioia vederli incedere allegri, nei loro passi fermi. A sera, tornando dalle terre generose, amavano riunirsi nel cuore del paese, la piazza. Lì s’intrattenevano a discutere di cultura, di politica e di capre, mentre i signori, stanchi nell’attesa usavano, ad una certa ora, svuotare i pitali dei lavoratori. Tal cosa la si chiamava la “jettatura” e si faceva lanciando lo sterco d’uomo dalle finestrelle. Ogni orto sottostante ne prendeva il meglio, fruttando così ancor di più. Fruttando a più non posso!
L’Africa, l’America e Mussolini erano gli argomenti meno gettonati, che lì, in quel paradiso, non c’era bisogno di darsene pensiero. Non si moriva mai di povertà, perché morire allora per la guerra? Beh forse, per questa cosa qua, si sarebbe potuta fare un’eccezione, la si poteva giudicare un vero diversivo. Ci sarebbe stato da discuterne e magari partire tutti insieme come volontari.
In quel paese ci rimasi meno del previsto, peccato che non mi abbia fatto l’effetto assai sperato, la mia Torino mi risucchiò di nuovo e fu come, Gagliano, mai averlo visto.
Ingredienti:
un Cristo vacanziero
un postaccio arretrato
una vagonata di argilla
miseria q.b.
(Adelaide J. Pellitteri - Carlo Levi)