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venerdì 26 settembre 2014

Pingue: Il mal di denti di Nietzsche

No, non ora, non qui in questa pingue, immane frana
Giornate afose attendono al balcone le mie gambe; le mie mani aspettano volante e cambio, ricercano la mia mascella. Dove andrò sarà tutto perfetto e non un filo di caldo turberà le mie membra, le mie gengive istupidite semoventi tra le guance e ciò che circonda la mia bella testa in evoluzione.


 Tutto sembra destreggiarsi con audacia attorno a questo grande, grosso iceberg in costruzione. Sento muovere ogni onda delle lenzuola e poi, un momento dopo, il tuo sguardo fissa un punto non ben determinato del cielo. «Testa, mi spieghi cosa cerchi?» - chiedo incuriosito. Ma nessuna parola, nessuna luce. La scena si tramuta in un rosso appeso al muro bianco della mia camera. Visto da qui sembra quasi una bandiera, ma è soltanto la testa di Calvino che a sua volta fissa la sinistra. E intanto la carne si apre e fa spazio, adorna l'ingresso del nuovo con un dolore purificante, proclama la vittoria del corpo sulla mente dell'uomo, come Dio sulla schiena del figlio. Sento l'immersione, l'imbrunire del mio umore, sento l'avversione verso ogni forma di contatto, sento l'imperfezione della specie umana dipendente da leve e nervi. Sento di dover descrivere con queste parole grosse un minuto momento della mia esistenza non dolce, non facile, non ricca ma contenta delle poche bellezze che riesce a mantenere tra i polsi, i gomiti e le spalle. «Svegliarsi male, svegliarsi tutti» - ringhia la sveglia sul comodino: occhi aperti, pupille in adattamento, mal di denti acceso, pingue mancanza.

Antonio Siddiolo