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giovedì 8 gennaio 2015

Baccalà natalizio

Senza mai mollare la cornetta, neanche per controllare la caffettiera che stava fischiando sul fornello, mia sorella, la minore, mi urlò all’orecchio, ho già iniziato a preparare la lista…dobbiamo parlare, a Natale siete da me, come il solito.
Non posso..te l’ho detto… quelli si sono prenotati a Ottobre con suo fratello, vuoi farmi fare il sangue amaro!? Che lista? Leggimela. Non facciamo il sugo coi pettinicchi e la salsiccia? Lo sai che mio marito vuole la pasta col sugo per Natale! Il pesce?

Ma chi se lo mangia..devi andare sul sicuro e la carne la mangiano tutti. Mimì la carne non la mangia..? ah!  e per 'stò Mimì tu vorresti farci mangiare a tutti pesce lesso? Ma tanto noi non ci siamo, te l’ho detto. Solo la Vigilia? No! Anche il giorno di Natale, che quelli …si. Così è.
Ero riuscita a tenere testa alla prima telefonata; quella sarebbe stata la giornata decisiva per i preparativi del pranzo di Natale. Mancavano cinque giorni alla Vigilia. Di mattina presto possiedo ancora sufficiente sangue freddo per affrontare una delle trattative più complesse che mi tocca intraprendere ogni anno con mia sorella.
Avevo cantato vittoria troppo presto,  dieci minuti dopo squillò ancora il telefono. Prendilo tu, è mia sorella”  – dissi a mio marito con aria supplichevole -  sangue di cristo!  
Recuperai il portatile giusto in tempo -  la bestemmia restò sospesa nell’aria. Ti richiamo io, più tardi…dopo colazione,  dissi sottovoce sull’apparecchio e lo mollai decisa sul caricatore.
Aspettai che mio marito rinchiudesse  la  porta alle sue spalle, pestai i piedi, poi, la chiamai al telefono.
Insomma, si può sapere cosa vuoi da me? Ti ho detto che mio marito è stato invitato da suo fratello, a casa sua, si,  certo, e che devo fare? Vuoi preparare la carne, hai cambiato idea, bene. Non puoi pensare a tutti? Ma come? prima inviti venti persone e poi li vuoi lasciare digiuni! ancora con sto pesce? Il baccala a picchipacchi, vabbe.  Lo dai come “entrèe” . Ho capito, Mimì e Momò.
Mia sorella Lilia insistette per leggermi la lista che aveva preparato, baccala a picchipacchi, cominciò.  Le chiesi di vederci, sarei andata a trovarla a casa in tarda mattinata. La cosa era più complicata del previsto.
Uscii subito dopo ( in verità prima riordinai la casa alla meglio,  il tempo per dire a mio figlio vorrei regalarti un giubbotto, e farmi ridere in faccia -  si certo, è il sogno della mia vita, mi ha risposto), la lista di mia sorella aveva la priorità su tutto.
 Anche se avessi voluto cedere, non sarebbe stato difficile, avrei  comunque dovuto pensarci prima ad iniziare una seria negoziazione con mio marito –anche il Natale dell’anno prima era andata che con i suoi parenti ci si era visti solo per Santo Stefano. In effetti, ormai la sua famiglia si era molto allargata, i tre figli  del fratello maggiore si erano sposati e si portavano dietro, oltre ai corrispettivi coniugi, consuoceri e cognati, consanguinei e acquisiti ; non c’era da escludere che si presentassero al pranzo di Natale  perfino i nonni.L’altro fratello aveva due figli, due ragazzoni, che bastavano da soli a riempire una stanza -  generalmente, dopo aver abbandonato la tavola, occupavano il divano grande del salotto per l’intero pomeriggio – mani e occhi impegnati con i giochi elettronici.
 Ma sarei caduta nella rete che mia sorella mi preparava ogni anno per il pranzo di Natale – buona parte del pranzo avrei dovuto prepararlo io, per non parlare del durante e del dopo!
Lei come il solito tirava fuori i suoi servizi di porcellana, i bicchieri di vetro a calice, le posate, che bisognava lavare e rilavare anche durante il pranzo che non bastavano mai!   Lei, a Natale,  si riempiva sempre la casa di ospiti – ci ho la casa grande e comoda, posso ospitare un esercito!  Non voleva mai usare stoviglie di carta o di altro materiale – a casa mia non ne voglio di queste cose!Io non le davo torto. Quel Natale  però sentivo una forza maggiore che mi diceva “non ci cascare”. Resistevo.
 Restava comunque da risolvere la questione del menù,  dovevo darle un’idea, se non due mani;  doveva snellire la lista ed eliminare il pesce.  Ma chi è sto Mimì?, chiesi esasperata, Mimì …è il gatto di mio genero, vedrai, un gatto persiano, grigio o forse nero, non mi ricordo,  lo dobbiamo trattare con riguardo, mi disse entusiasta. Era raggiante, mi sommerse di parole - nel frattempo aveva lavorato di lima. Il suo menù era a posto -  prevedeva molte verdure, cardi, carciofi, e broccoli fritti con la pastella .
Di questo ti occuperai tu, solo questo devi fare! Al resto penso io. Siamo trenta nove. Facciamo due tavoli nel salone. In uno ci mettiamo i nostri parenti, nell’altro i parenti di tuo marito! Non se l’è fatto neppure dire tuo cognato, quando gli ho detto che li volevo a casa mia – loro portano il sugo coi pettinicchi che piace tanto a tuo marito. Io preparo il baccalà che piace tanto a Mimì.


Rosa La Camera