Senza mai mollare la cornetta, neanche per
controllare la caffettiera che stava fischiando sul fornello, mia sorella, la
minore, mi urlò all’orecchio, ho già iniziato a preparare la lista…dobbiamo
parlare, a Natale siete da me, come il solito.
Non posso..te l’ho detto… quelli si sono
prenotati a Ottobre con suo fratello, vuoi farmi fare il sangue amaro!? Che
lista? Leggimela. Non facciamo il sugo coi pettinicchi e la salsiccia? Lo sai
che mio marito vuole la pasta col sugo per Natale! Il pesce?
Ma chi se lo mangia..devi andare sul sicuro e
la carne la mangiano tutti. Mimì la carne non la mangia..? ah! e per 'stò Mimì tu vorresti farci mangiare a
tutti pesce lesso? Ma tanto noi non ci siamo, te l’ho detto. Solo la Vigilia?
No! Anche il giorno di Natale, che quelli …si. Così è.
Ero riuscita a tenere testa alla prima telefonata;
quella sarebbe stata la giornata decisiva per i preparativi del pranzo di
Natale. Mancavano cinque giorni alla Vigilia. Di mattina presto possiedo ancora
sufficiente sangue freddo per affrontare una delle trattative più complesse che
mi tocca intraprendere ogni anno con mia sorella.
Avevo
cantato vittoria troppo presto, dieci
minuti dopo squillò ancora il telefono. Prendilo tu, è mia sorella” – dissi a mio marito con aria supplichevole -
sangue di cristo!
Recuperai il
portatile giusto in tempo - la bestemmia
restò sospesa nell’aria. Ti richiamo io, più tardi…dopo colazione, dissi sottovoce sull’apparecchio e lo mollai
decisa sul caricatore.
Aspettai che
mio marito rinchiudesse la porta alle sue spalle, pestai
i piedi, poi, la chiamai al telefono.
Insomma, si può sapere cosa vuoi
da me? Ti ho detto che mio marito è stato invitato da suo fratello, a casa sua,
si, certo, e che devo fare? Vuoi
preparare la carne, hai cambiato idea, bene. Non puoi pensare a tutti? Ma come?
prima inviti venti persone e poi li vuoi lasciare digiuni! ancora con sto
pesce? Il baccala a picchipacchi, vabbe.
Lo dai come “entrèe” . Ho capito, Mimì e Momò.
Mia sorella
Lilia insistette per leggermi la lista che aveva preparato, baccala a
picchipacchi, cominciò. Le chiesi di
vederci, sarei andata a trovarla a casa in tarda mattinata. La cosa era più
complicata del previsto.
Uscii subito
dopo ( in verità prima riordinai la casa alla meglio, il tempo per dire a mio figlio vorrei
regalarti un giubbotto, e farmi ridere in faccia - si certo, è il sogno della mia vita, mi ha
risposto), la lista di mia sorella aveva la priorità su tutto.
Anche se avessi voluto cedere, non sarebbe
stato difficile, avrei comunque dovuto
pensarci prima ad iniziare una seria negoziazione con mio marito –anche il
Natale dell’anno prima era andata che con i suoi parenti ci si era visti solo
per Santo Stefano. In effetti, ormai la sua famiglia si era molto allargata, i
tre figli del fratello maggiore si erano
sposati e si portavano dietro, oltre ai corrispettivi coniugi, consuoceri e
cognati, consanguinei e acquisiti ; non c’era da escludere che si presentassero
al pranzo di Natale perfino i nonni.L’altro
fratello aveva due figli, due ragazzoni, che bastavano da soli a riempire una
stanza - generalmente, dopo aver
abbandonato la tavola, occupavano il divano grande del salotto per l’intero
pomeriggio – mani e occhi impegnati con i giochi elettronici.
Ma sarei caduta nella rete che mia sorella mi
preparava ogni anno per il pranzo di Natale – buona parte del pranzo avrei
dovuto prepararlo io, per non parlare del durante e del dopo!
Lei come il
solito tirava fuori i suoi servizi di porcellana, i bicchieri di vetro a
calice, le posate, che bisognava lavare e rilavare anche durante il pranzo che
non bastavano mai! Lei, a Natale, si riempiva sempre la casa di ospiti – ci ho
la casa grande e comoda, posso ospitare un esercito! Non voleva mai usare stoviglie di carta o di
altro materiale – a casa mia non ne voglio di queste cose!Io non le davo torto.
Quel Natale però sentivo una forza
maggiore che mi diceva “non ci cascare”. Resistevo.
Restava comunque da risolvere la questione del
menù, dovevo darle un’idea, se non due
mani; doveva snellire la lista ed
eliminare il pesce. Ma chi è sto Mimì?,
chiesi esasperata, Mimì …è il gatto di mio genero, vedrai, un gatto persiano,
grigio o forse nero, non mi ricordo, lo
dobbiamo trattare con riguardo, mi disse entusiasta. Era raggiante, mi sommerse
di parole - nel frattempo aveva lavorato di lima. Il suo menù era a posto
- prevedeva molte verdure, cardi,
carciofi, e broccoli fritti con la pastella .
Di questo ti
occuperai tu, solo questo devi fare! Al resto penso io. Siamo trenta nove.
Facciamo due tavoli nel salone. In uno ci mettiamo i nostri parenti, nell’altro
i parenti di tuo marito! Non se l’è fatto neppure dire tuo cognato, quando gli
ho detto che li volevo a casa mia – loro portano il sugo coi pettinicchi che
piace tanto a tuo marito. Io preparo il baccalà che piace tanto a Mimì.
Rosa La Camera