Dorme sopra un materasso
di piume d’oca, quanto di più morbido i suoi genitori abbiano potuto trovarle,
intorno cuscini e cuscini di seta.
La sua pelle lascia
intravedere i capillari, si avvertono le pulsazioni silenziose del corpo
minuto.
Non ha mai sopportato la
luce diretta del sole, non ci sono creme o balsami in grado di proteggerla.
Nella stanza da letto tutte
le forme appaiono indistinte, gli spigoli dei mobili si smussano, non ci sono
pericoli visibili.
Le dita lunghe giocano con
una biglia di vetro sulle pieghe molli delle lenzuola, si tocca il dorso della
mano, segue con i polpastrelli la tensione debole dei tendini.
Fantastica di cose che non
ha mai provato, si vede distesa sul grano verde tenero a guardare il cielo
facendosi ombra con la mano sugli occhi, a rotolare sull’erba alta del pendìo,
si libera dei vestiti, allarga le braccia per sentire il vento tiepido sulla
schiena, ride.
Non riesce nemmeno a
immaginare quanto sia ispida la barba del soldato che sbuca dal cespuglio di
more e la stringe da dietro.
Raimondo Quagliana