Sente il cervello ansimare, è un polmone
in asfissia. Poi, vertigini e nausea. Non sente il cuore. No, non lo sente, se
non come un masso che vuole farsi strada rompendo costole e arterie; sbrigarsela
in prima persona.
I pensieri in fila si scompongono, sono birilli. Sbalzano indietro e scompaiono dentro una botola nera.
Sente una voce discutere. Ma lei ascolta solo la sua. Le viene dall’ultima regione che ha dentro, è li che si trova l’angolo buio.
È venuta per sostenerla e guidarla, la voce. Forse, però, non è neanche la sua. Non la riconosce del tutto. Indagherà.
Con lei passa in rassegna l’ambiente che ha intorno, la voce le indica ciò che le serve. L’occhio distingue e deforma.
È necessario mettere fine al dolore intollerabile e folle. L’ha già ferita abbastanza. È per la sopravvivenza, comprende. Una difesa legittima, suggerisce meglio la voce. È vero, ci pensa da giorni.
Gli occhi non perdono di vista l’offesa.
Adesso la voce ha più voce, comanda e impugna i suoi gesti.
Non sa nemmeno come abbia fatto a venir fuori da lì. Non ha sentito i pensieri tornare in ordine e indietro dalla botola nera. Non sa nemmeno come abbia fatto a rimandare la voce nell’angolo buio.
Indagherà, ma non ora.
Adelaide J Pellitteri